Durante il mio percorso professionale ho iniziato ad occuparmi di farmacia oncologica e di conseguenza di tutto ciò che riguarda le valutazioni, lo studio di queste particolari patologie, con l’eventuale possibilità di proporre nuove soluzioni conseguenti l’osservazione quotidiana di nuovi dati clinici, eventi avversi da terapie ed informazioni dal mondo scientifico. In questi anni abbiamo visto la momentanea affermazione di nuovi presunti profeti, in grado di saper manipolare le nostre coscienze attraverso i canali informativi, proponendoci soluzioni affrettate su patologie molto gravi e per questo complesse come quelle neurologiche (cura Stamina) o tumorali (terapia Di Bella). Ben presto clamorosamente smentiti perché i metodi di ricerca scientifica hanno inesorabilmente messo di fronte all’evidenza l’inefficacia sia delle terapie, ma soprattutto del metodo con cui queste presunte terapie fossero state proposte e messe in atto. Fatto tesoro di queste premesse, nei nostri giorni si stanno seriamente valutando ed in certi casi attuando dei metodi per la cura dei tumori volti a superare le classiche chemioterapie, che da un lato allungano la sopravvivenza al paziente, ma che il più delle volte risultano molto pesanti per l’organismo, e non prive di effetti collaterali che compromettono la qualità della vita. È risaputo che il sistema immunitario sia la prima avanguardia dell’organismo che ci difende da infezioni varie, sia che esse siano virali o batteriche; è forse meno risaputo come esso ci possa difendere dall’insorgenza dei tumori. Vuoi o non vuoi, infatti, sostanze cancerogene dell’ambiente (sia in ciò che mangiamo che in ciò che respiriamo) entrano continuamente in contatto col nostro organismo, e verosimilmente molto spesso durante la nostra vita si formano dei tumori nel nostro corpo che vengono affrontati e molto spesso risolti dal nostro sistema immunitario senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. E l’insorgenza di una malattia tumorale potrebbe essere il risultato di una momentanea inefficacia di esso che dà il via ad un’incontrollata replicazione cellulare non più successivamente controllabile. Per queste ragioni i ricercatori hanno posto la loro attenzione su delle metodiche che possano potenziare il sistema immunitario e renderlo talmente forte da fronteggiare e risolvere una malattia che sia già in corso di manifestazione. Questa nuova specializzazione si chiama “immuno-oncologia”, e vuole essere uno strumento messo a disposizione dell’oncologo medico per la cura dei tumori che si affianca alla chemioterapia tradizionale attraverso la stimolazione di una parte del sistema immunitario, quello naturalmente predisposto alla risoluzione delle piccole mutazioni genetiche che porterebbero a formazione di cellule maligne. L’immunooncologia va in pratica a bloccare i meccanismi che portano il nostro sistema immunitario a “spegnersi” dopo l’insorgenza del tumore, rendendo di fatto sempre accesa e potente la risposta difensiva, in modo da contrastare tutte le replicazioni incontrollate. Pensandoci bene sarebbe un metodo estremamente affascinante. Rispetto al trattamento con la chemio, non si generano risultati visibili nell’immediato: tale trattamento non va a colpire direttamente le cellule tumorali, ma attiva i linfociti ed altre cellule dell’immunità con risposte inizialmente contraddittorie, a volta si vede un aumento della massa tumorale, e si calcola in 16-20 settimane il tempo necessario alla risposta immunitaria. Inoltre, anche quando la malattia va in progressione, non si verifica un cambiamento della natura della malattia: il sistema immunitario può rispondere o meno, ma non si osserva l’alterazione intrinseca del cancro tipica del trattamento chemioterapico. Quest’ultimo infatti, quando non dà più l’effetto desiderato, crea le “resistenze” della neoplasia in quanto va a selezionare ceppi di cellule tumorali con una maggiore resistenza ai farmaci, contraddistinti spesso da un’evoluzione più rapida. Nel caso dell’immunoterapia invece, si ha un rallentamento dell’evoluzione della malattia ed i risultati preliminari sembrano suggerire che le terapie successive e combinate abbiano una maggiore efficacia. Gli effetti collaterali riscontrati sono consistenti e paragonabili alle disfunzioni causate dalle patologie autoimmuni; i più frequenti sono a carico del sistema gastroenterico, endocrino e cutaneo, e la loro gestione si differenzia di molto dalla classica gestione di un paziente trattato con la terapia classica. Vengono molto usati gli immunosoppressori, con i corticosteroidi in prima linea, e la gestione non è particolarmente complessa e di sicuro più semplice rispetto agli schemi classici; i tempi di insorgenza sono molto più lenti, si passa dai giorni successivi delle terapie classiche alle 6-7 settimane con una crescita graduale dei sintomi per l’immunoterapia. In generale non si tratta di sogni, ma la terapia è già realtà per i melanomi, ed attualmente si stanno perfezionando le tecniche per il tumore al polmone, gastrico, glioblastoma ed alcuni tipi di leucemie. I risultati sono molto incoraggianti, per il melanoma ad esempio si è passati da una prognosi inesorabilmente infausta ad una sopravvivenza significativamente consistente. C’è da aggiungere che l’Italia si è dimostrato un Paese all’avanguardia nello sviluppo dell’immunoterapia, attraverso l’uso compassionevole sono stati inclusi in programmi terapeutici circa 1.000 pazienti, generando dei dati clinici molto significativi. Sono già in commercio diversi tipi di preparati con questo meccanismo d’azione, e moltissimi altri sono allo stadio finale di sperimentazione. Non possiamo generalizzare nel parlare di successo sui tumori, ma negli ultimi 10-15 anni la ricerca ha avuto risultati talmente incoraggianti come mai ne aveva avuto in tutta la storia della medicina. Ci avviamo a tempi che verosimilmete, molto presto, ci sorrideranno.
Fabrizio Barone