PARTANNA – Quante volte un partannese, con amarezza e rammarico, ha pronunziato o sentito dire queste parole? Quanti beni ha perso Partanna a causa delle devastanti demolizioni che nel post terremoto l’hanno mutilata? Basta, ad es., procedere da p.zza Adragna verso la Villa Falcone/Borsellino per constatare i “vuoti” lungo il corso V.Emanuele o nelle immediate adiacenze. Mancano: la chiesa del Purgatorio, l’Oratorio del “Trentatrè”, via dell’Arco (antico mercato del pesce), il palazzo Vernagallo (con le pregevoli cornici dei suoi balconi, dei quali, per fortuna, Francesco Saladino ci ha lasciato una foto), la chiesa di S.Giuseppe, la casa signorile di Vita Todaro (scandalo nello scandalo), parte del palazzo Renda, la chiesa di S.Francesco, il convento degli Agostiniani. Beni tutti “irrimediabilmente perduti”, il cui ricordo, o la visione delle foto che ne riproducono alcuni, ci dà un palpito di rivolta. “Irrimediabilmente perduta” era, sino a pochi mesi fa, anche la decorazione parietale che il famoso pittore Antonio Sanfilippo aveva dipinto all’età di 21 anni nella casa, allora di campagna, di via Normanni, contrada Scelbi. Se ne era persa traccia, tanto che lo stesso prof. Benedetto Patera, amico del pittore “fin da ragazzo”, nella pubblicazione del 1991 dedicata al Sanfilippo, aveva scritto “anch’essa perduta”. Ebbene, per la prima volta l’ “irrimediabilmente perduto” è stato ritrovato, recuperato, sconfitto, e con vero compiacimento, abbiamo appreso che la decorazione stesa sulla parete interna della casa, è ancora là, in attesa di essere preservata, restaurata, custodita, fruita. Per i partannesi, dopo tante “perdite”, è quasi un miracolo, un momento di gaudio che ci consola dei tanti “vuoti”, che sopisce un po’ quel rammarico che ci portiamo dietro noi che abbiamo visto quel che oggi manca e che ci è stato rubato. La decorazione ritrovata del Sanfilippo rappresenta, quindi, per i partannesi (e non solo) una rivincita, una rivalsa che li ricolma delle tante perdite, che cancella quel “perduto” ineluttabile che troppe volte li ha rattristati e che, rivitalizzato, fa rivivere un po’ della Partanna che fu.
Giuseppe Varia