Lo so. Il fatto è stranoto ai partannesi. E l’argomento rischia di innescare nuove polemiche. Parto spesso dai fatti personali perché le vere femministe mi hanno insegnato che il “personale è politico”. Mai il contrario, aggiungo io, e niente è più lontano dalla gente che la politica. Dunque: due enormi cani sono penetrati nel mio recinto ed hanno sbranato (senza motivo, non era per fame) 5 galline, due pavoni, 3 oche e una ventina di coniglietti leoni. Ero a Milano e a chi era andato per far cessare il macello è andata bene: è riuscito a mettersi in salvo sulla sua auto. Educatamente il mio amico li ha ringraziati per la visita (Così mi ha riferito: secondo me, per averlo risparmiato). Succedeva un mese fa. Ieri (13 gennaio) voltando per via delle Rose Rosse ho incontrato un cane lupo con la bocca coperta di sangue. Io non ho paura dei cani: specie se sono in macchina. Pensavo a quanto doveva soffrire: qualche cattivone aveva dovuto dargliele sul muso dopo la rassicurazione solita del padrone: non fa niente (Ma il cane non lo sapeva). Arrivato al pollaio una micia dilaniata che mi guardava con i suoi occhi aperti. Era una micina piccola e innocua, forse juventina visto che sembrava indossare la maglia di Del Piero. Non era “mia”. Mi faceva compagnia e in cambio di qualche scatoletta mi faceva perfino le fusa. Lo so: gli animali non ragionano e soprattutto non hanno sentimenti: ma allora perché gli occhi di quella gattina (la chiamavo “Macchia”) continuavano a chiedermi: perché? Pensai alle parole di Cesare Pavese: “Guardare certi morti è umiliante… non ci si sente capitati lì per caso”. Mi sfogai su facebook anche se avevo in memoria il grande Baumann con cui ho avuto il privilegio di cenare insieme. E Baumann insiste nel dire che in rete non ci sono legami, ma connessioni e interconnessioni. Non tutti hanno il cuore di coniglio, non tutti hanno paura di “Striscia la notizia”: i partannesi sono migliori di coloro che li amministrano. E molti mi hanno risposto. Il succo: amici del cane è già una discriminazione che ha il vantaggio di far correre sul carro del vincitore (vedi la Brambilla ormai con le cosce piene di cellulite) tutti coloro che possono permettersi un cane con licenza di uccidere. Le mie galline – ve lo giuro – erano disarmate. E anche i pavoni non si pavoneggiavano: avrebbero voluto vivere, ve lo assicuro. E c’era pure un Gallo che si è salvato perché ha sempre predicato la non violenza e soprattutto sa volare sugli alberi più alti. Mettiamoci d’accordo. Da un punto di vista giuridico noi abbiamo il migliore: Cesare Beccaria e il suo “Dei delitti e delle pene”. La pena deve essere commisuta alla colpa: perché se io rubo vado in galera per un tot di anni (i politici no direte voi e che sono scemi dico io?) mentre per un cane assassino c’è non solo l’assoluzione, ma il rinnovo del porto d’armi permanente come 007 con licenza di uccidere? Hanno le mani legate i responsabili? E’ chiaro come il sindaco abbia tentato di fare il tutto per tutto. E per questo va ringraziato. Ma soprattutto va aiutato visto che molti sedicenti “Amici del cane” arrivano a fare minacce degne solo di selvaggi e mafiosi. Non vogliamo un sindaco superman né un eroe. E già Brecht doceva “maledetto quel popolo che ha bisogno di eroi.” Che si vada più in alto. Che si coinvolgano i cittadini onesti. Che si formino dei pool affinché a rispondere di azioni tese all’esercizio della democrazia siano in tanti. Lo so, l’idea fu di Chinnici e potrebbe sembrare esagerato. Non è così: la democrazia e il rispetto dei cittadini valgono ad ogni livello. Nessuno vuole il massacro dei cani. Nessuno è un assassino. Io stesso che scrivo, detesto le soluzioni drastiche e incivili: la mia Lilith – un cirneco che rincorreva lucertole e ha perfino lottato con una vipera – è morta per un boccone avvelenato. Chi l’ha avvelenata è peggiore dei cani randagi. Che si facciano fiaccolate, manifestazioni, rivendicazioni in nome di quella libertà di circolazione che era proibita solo ai tempi del fascismo. Oppure facciano qualcosa di concreto: la politica degli annunci è naufragata sotto un tsunami di no al referendum. Hanno buone intenzioni. D’accordo. Ma non sanno che la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni? E in attesa di acchiappare tutti i cani randagi, che hanno fatto? Lo so: c’è sempre in agguato “Striscia la notizia”. Pronto, amministratori? Siete connessi? Perché di legami con i cittadini non ne esistono proprio. Che fare? Ricorrere alla fantasia. Si può fare molto. Ma non sarò certo io a suggerire. A meno che non venga pagato adeguatamente per la mia prestazione da devolvere in beneficenza. E gli altri cittadini? E la solidarietà? Rispondo con la saggezza indifferente alla “cosa pubblica” di cui soffrono i partannesi e che io ho denunciato nel mio Sicily: “ad un parmu di lu me c….” Grazie. Mi auguro in futuro che non debba scrivere qualcosa di tragico… perché come scriveva John Donne: “nessun uomo è un’isola. Facciamo parte tutti dello stesso Continente”. E perciò quando suona la campana non andare a chiedere per chi essa suona. Essa suona per te.
Vito Piazza