La “Preistoria”
La prima notizia relativa ad un “asilo infantile” a Partanna risale al 1863. È il Regio Ispettore agli Studi di Trapani, Michele Rosa, a parlarne nella sua “Relazione annuale sull’Istruzione primaria della provincia di Trapani nell’anno scolastico 1863-64” (Tip. di G. Modica Romano, Trapani, 1864). Il Rosa accenna alla possibile fondazione di asili a Mazara, Marsala, Castelvetrano, Salemi, Gibellina e Partanna. Purtroppo, però, negli anni immediatamente successivi tali programmi sembrano rimanere soltanto pii desideri di amministratori comunali illuminati, ma costretti a fare i conti con le asfittiche finanze locali.
La “Protostoria”
Passano circa cinquant’anni prima che il tema dell’Asilo infantile torni all’ordine del giorno del Consiglio Comunale. A proporlo, nel 1910, è la Giunta Municipale retta dall’avv. Pietro Molinari. Partendo dalla constatazione che “moltissimi bambini dai 3 ai 6 anni stanno in mezzo alle strade con gran pericolo per la loro integrità fisica e morale, mentre i genitori accudiscono alle loro faccende”, viene ipotizza l’istituzione di un Asilo Infantile “per raccogliere ed educare i bambini, specialmente delle famiglie povere, con grandissimo vantaggio per la loro educazione fisica ed intellettiva, poiché nell’asilo si impartiscono loro i principi dell’alfabeto e dell’aritmetica, e per quella morale”. Altrettanto lucida si dimostra l’ipotesi organizzativa, sia per ciò che riguarda gli impegni economici, sia per il reperimento dei locali. Considerato che i sussidi dello Stato vengono elargiti “ad opera iniziata”, l’Amministrazione Comunale, da un lato promuove la nascita di “un Comitato costituito da distinte signore e da cittadini influenti” per sollecitare la cittadinanza ad offrire “larghe oblazioni”, dall’altro mette subito a disposizione la somma di £ 800, già destinata al Patronato Scolastico per la refezione scolastica, ed iscrive in bilancio un’equivalente somma quale “sussidio, con vincolo quinquennale, all’erigendo asilo infantile”. Riguardo ai locali, poi, vengono individuate “alcune aule dell’ex Convento di S. Benedetto”, con annesso “un tratto del giardino”.
Lo Statuto
Per rendere concreto il progetto, viene approntato uno schema di Statuto in cui, dopo aver fissato le finalità, (“art. 2- L’Asilo ha per scopo di accogliere i bambini dai 3 ai 6 anni e di provvedere alla loro educazione fisica, morale ed intellettuale”), si stabiliscono le condizioni per l’ammissione degli alunni e le forme di gestione dell’Asilo stesso. Viene quindi fissata in £ 1,50 la retta mensile, “ad eccezione dei bambini poveri”, (art. 3), a cui viene assicurata, addirittura la refezione gratuita (art. 5), mentre viene garantita la precedenza, nel caso di deficienza di posti, ai bambini “che non abbiano persone con cui venire vigilati” (art.6). Sul piano gestionale, premesso che l’Asilo provvede allo scopo “con le entrate patrimoniali, con la contribuzione e col portato delle azioni sottoscritte”, viene stabilito che l’Asilo si fondi su un gruppo di soci (distinti in “soci temporanei”, che si impegnano a pagare £ 1 annua per 10 anni, e “Soci perpetui” che versano almeno £ 50 “una tantum”) (art. 10), e venga governato da un Consiglio di Amministrazione composto da 5 membri eletti dai soci o, in mancanza, dal Consiglio Comunale (art. 9). Il progetto, tuttavia, malgrado il nobile impegno della Giunta Molinari, non arriva a concretizzazione e resta soltanto un ammirevole esempio di lungimiranza politica.
Intitolazione a Vito Pappalardo
Ciò che impressiona in tale Statuto è l’intitolazione dell’Asilo (art. 1) ad un personaggio che il Sindaco, avv. Molinari, definisce “un insigne figlio di questa terra”. Si tratta del can. Vito Pappalardo, “figura nobilissima di patriota che spese la sua vita nella educazione di più generazioni di discepoli in questa provincia” dalle sue cattedre di Lettere nel Liceo “Ximenes” e di Pedagogia nella Scuola Normale femminile di Trapani. Egli nasce a Partanna il 18/1/1818, da Antonino e da Rizzuto Rosaria, anche se, come riferisce il Ferrigno, “ancora in fasce fu portato a Castelvetrano”.
Finalmente la “Storia”
Il sogno così lungamente accarezzato si realizza finalmente nel 1928, grazie ad una serie di circostanze favorevoli. La prima circostanza riguarda un dispositivo del Direttorio del Partito Nazionale Fascista del 1° febbraio 1927, che prevede lo storno dei fondi non essenziali alla vita dei Comuni in favore della pubblica istruzione e specialmente alla costituzione di Asili infantili, purchè eretti in Enti Morali. In ossequio a tale dispositivo, il Commissario Prefettizio Benedetto Mannone nel maggio del 1927 delibera di devolvere per tale scopo la somma di £ 10.000, già stanziata per un monumento ai Caduti, ed iscrive nel Bilancio 1928 la somma di £ 1.000 quale sussidio ordinario. Sia il contributo di £ 10.000 che il sussidio ordinario di £ 1.000 vengono successivamente confermati, nel maggio del 1928, dal Commiss. Prefett. Vito Favara “sia per incoraggiare la creazione di un utilissimo istituto di cui fin ora questo Comune difetta, sia per non lasciare perdere generosi lasciti che, con alto senso di filantropia, sono stati fatti a favore dell’istituendo istituto”. Segno che le sollecitazioni rivolte alla cittadinanza non sono cadute nel nulla. La seconda circostanza favorevole riguarda, poi, la decisione presa dall’Amministrazione del Monte di Pietà il 1°/9/1928 di “trasformare i fini dell’Istituto e di devolvere il patrimonio dell’Ente a favore dell’istituendo Asilo Infantile”.
Interviene il Patronato Scolastico
Sono certamente queste due circostanze a spingere il Patronato Scolastico a rompere ogni indugio e a dar vita nell’autunno del 1928 all’agognato Asilo Infantile. L’inizio, tuttavia, non è scevro di difficoltà di ordine burocratico. Il primo intoppo nasce dalla formula adottata dall’Amministrazione del Monte dei Prestiti, là dove si dice che il “patrimonio dell’Ente” viene devoluto “a favore dell’istituendo Asilo Infantile”. Una nuova delibera del 12/4/1929, però, sana ogni dubbio precisando che “il patrimonio dell’Ente” viene devoluto “a favore del Patronato Scolastico col vincolo del mantenimento dell’Asilo Infantile”. Il secondo intoppo riguarda la clausola dell’erezione dell’Asilo ad Ente Morale per la concessione del contributo da parte del Comune. Anche in questo caso, però, viene trovato un escamotage tale da assicurare all’Asilo un flusso continuo di denaro e un patrimonio certo. Considerate le lungaggini burocratiche per l’erezione dell’Asilo in Ente Morale, il Podestà dell’epoca, avv. Nicolò Patera, delibera “di impiegare le £ 10.000 in acquisto di Rendita Pubblica al 5% e destinare la rendita all’Asilo Infantile amministrato dal Patronato Scolastico”.
Un “giardino d’infanzia”
Negli anni ’30, all’Asilo Infantile del Patronato Scolastico si aggiunge a Partanna una nuova “scuola per bambini”. L’evento si realizza grazie all’istituzione nel nostro Comune nel 1935 dell’Istituto Magistrale, cui è annesso per legge un “Giardino d’Infanzia” di froebeliana memoria, onde consentire ai “futuri maestri” di svolgere il “tirocinio” anche con bambini della seconda infanzia. Il “giardino” viene allocato al piano terra dello stesso Istituto di via Garibaldi, in una sala attigua all’atrio interno, e affidato alle cure affabili della sig.na Vascellaro. Esso continuerà a svolgere la sua funzione fino all’anno scolastico 1967/68; dopo di che, con l’istituzione della “Scuola Materna” statale, come tutti i “Giardini d’Infanzia”, verrà soppresso.
Asili in orfanotrofi
Negli anni ’40, si registra a Partanna l’apertura di due nuove scuole per l’infanzia, legate ambedue ad “orfanotrofi”, ma aperti ad esterni. Si tratta delle Scuole Materne “P. Giacinto Bianchi” e “Sac. Cusmano”. La prima, gestita dalle suore delle Figlie di Maria Missionaria e annessa all’Orfanotrofio femminile Renda, funziona nei locali dell’ex Collegio di Maria. Della sua fondazione si ha notizia documentata grazie alla “Relazione finale” stesa nel Registro di Sezione dell’anno scolastico 1966-67, in cui l’insegnante, suor Margherita Ganga, dichiara “di aver prestato anni 20 di servizio nella stessa scuola”. La seconda, gestita dalle suore del Boccone del Povero e annessa all’Orfanotrofio maschile Ferrari, funziona nei locali dell’ex Monastero di S. Benedetto. Di questa sono testimoni ancora molti degli ex alunni, che ricordano, certo, l’insegnante, suor Maurilia Monachino, ma soprattutto l’assistente, la sig.na Giuseppina, vera anima dell’Asilo.
Il boom
È negli anni ’60, però, che si registra un vero e proprio boom delle scuole materne, con un crescendo impressionante. A dare la stura a tale “fioritura” è il Comune che, nel 1963, istituisce n. 2 sezioni di scuola materna, portandole nel 1966 addirittura a 4, seguito dal C.I.F. (Centro Femminile Italiano), di estradizione cattolica. Ma è nell’immediato dopo-terremoto che si raggiunge l’apice. Alle “scuole” del Patronato Scolastico, poi della Regione (n. 2 “case gioiose”), del Comune (n. 4), dell’Orfanotrofio Renda (“P.G. Bianchi”), dell’Orfanotrofio Ferrari (“Sac. Cusmano”) e del C.I.F. (portate da n.1 a n. 4), si aggiungono quelle delle tre Parrocchie, “Carmelo“, “S. Nicolò” e “Matrice” (oscillanti complessivamente intorno a n. 10). Si assolve in tal modo ad un bisogno di ordine sociale, vivendo la popolazione dapprima nelle tendopoli e successivamente nelle baraccopoli. In tali “Asili” viene accolta la quasi totalità dei bambini partannesi, tanto da spingere suor Margherita Ganga ad annotare nel proprio registro dell’anno scolastico 1968/69 che “si sono aperte tante altre scuole materne”, forse per giustificare “una diminuzione di iscritti” alla propria scuola. Ed è, probabilmente, a causa di tale abbondanza di scuole private che, mentre nel resto della provincia di Trapani, a seguito della Legge n. 148/1968, vengono subito istituite scuole materne statali, a Partanna si dovrà aspettare l’anno scolastico 1970/71 per registrarne una.
di Nino Passalacqua