Sento il dovere di rispondere, prima della fine del mio breve mandato, alle legittime lamentele sul randagismo a Partanna, esposte da una gentile lettrice sul n. 3 di kleos – rubrica lettere al Direttore. Se fossi un politico chiuderei subito il discorso dicendo di aver già brillantemente risolto il problema trasferendone le competenze all’ Unione dei Comuni della Valle del Belice. Essendo invece solo un modesto assessore tecnico alla sanità, mi limito all’ esposizione dell’essenziale. Nella seduta del Consiglio Comunale del 4 febbraio 2013 presentavo dettagliata relazione sulla piaga del randagismo e sulle gravi conseguenze che tale fenomeno può determinare sulla popolazione (quiete pubblica – rischio di malattie – incolumità di persone ed animali domestici – limitazione della libertà personale), propedeutica alla votazione della delibera avente per oggetto il trasferimento del servizio di anagrafe canina e lotta al randagismo all’Unione dei Comuni. La relazione otteneva il consenso del Consiglio, già da tempo sensibile al problema, ed alla ricerca di soluzioni migliori di quelle finora adottate. Seguiva l’approvazione. L’Unione dei Comuni, ottenuta l’approvazione di tutti i Consigli Comunali dei componenti, provvederà a predisporre le strutture, un canile di accoglienza, gli organici, le richieste di finanziamento, necessari al corretto funzionamento. Fin qui le rose. Ma siccome, gentile lettrice, contrariamente a quanto forse Lei pensa, ci sono anche amministratori che muovono qualche dito, e sono dalla parte della Gente, vorrei parlare anche delle spine. Ammettiamo, con una giusta dose di ottimismo, che in un tempo ragionevole, il servizio attivato possa catturare, nell’esteso territorio urbanizzato del Comune di Partanna, la metà dei cani randagi. Questi animali, di cui il Comune, oltre alla quota fissa annuale, dovrà pagare la quota pro-capite legata ai costi della cattura ed a tutto ciò che segue, dopo un periodo di osservazione presso una struttura di accoglienza, in cui verranno curati, vaccinati e sterilizzati, saranno riportati nella zona di provenienza, in ossequio alla normativa vigente, ed alla quale ogni Amministrazione deve attenersi. L’ unica eccezione alla riammissione nel territorio riguarderà solo qualche esemplare con comprovata aggressività, per precedenti comportamenti gravemente anomali. Quindi la lettrice, dopo un periodo di quiete, potrebbe ritrovarsi lo stesso branco sotto casa a darle fastidio come prima, con la sola differenza, udite-udite, che ora saranno solo cani sterili ad abbaiare. Bisognerà allora pazientemente aspettare la fisiologica fine del loro percorso terreno? Non preoccupatevi – provvederanno eventualmente a rimpiazzarli quelli rimasti in libertà che nel frattempo hanno continuato a riprodursi.
Conclusioni: il problema del randagismo, secondo il mio, ed altri ben più autorevoli pareri, non si potrà risolvere nel breve – medio termine. Dovremmo pertanto abituarci a convivere con i cani randagi sotto casa, davanti al supermercato, all’ uscita da scuola o nel posteggio dell’ Ospedale. Questo è quanto hanno voluto coloro che ‘’amano‘’ gli animali. Quelli invece che come il sottoscritto non li ‘’amano‘’ (BUGIA), sostengono invece un’altra tesi: i cani sono come i figli – non si fanno nascere per poi buttarli in mezzo alla strada, dando agli altri l’onere della gestione e/o della sopportazione. Perché se è vero che tutti, uomini e cani, nasciamo buoni, è spesso la dura legge della sopravvivenza che poi ci fa diventare cattivi. Ed allora, come buoni genitori, prendiamoci la responsabilità dei nostri animali, alleviamoli solo quando ci sentiamo maturi per farlo, registriamoli all’anagrafe canina e facciamoli crescere in ambienti idonei e sempre sotto il nostro controllo. Non lasciamoli quindi in strada quando ci viene meno la voglia di accudirli, come se si trattasse di un giocattolo o di un vestito passato di moda. Non pensiamo, nascondendoci dietro un opinabile perbenismo, di identificare come ‘’buoni‘’ quelli che abbandonano i cani al loro destino o che li fanno riprodurre in maniera scriteriata perdendone poi il controllo, e ‘’cattivi‘’ quelli che reclamano il diritto alla sicurezza, o alla quiete notturna . Ecco, il problema del randagismo è solo un problema di civiltà, che investe i Cittadini da una parte e l’Amministrazione dall’altra, esattamente come si verifica con i rifiuti: ‘’se tutti sporchiamo e l’amministrazione non pulisce bene, vivremo tra la sporcizia. Se ci sforziamo di sporcare meno, e l’Amministrazione di pulire meglio, la città comincerà a risplendere‘’. Allora, se tutti ci rimboccheremo le maniche, avendo prima recitato il ‘’mea culpa‘’, forse, tra qualche anno, anche il problema del randagismo potrà essere risolto.
Cordialmente, Santo Anatra