La rivista Kleos ha da sempre privilegiato un rapporto diretto con i lettori incoraggiandone la partecipazione e dedicando loro una spaziosa rubrica apposita. Ci dispiace però che qualcuno utilizzi questa possibilità di spazio per abbandonarsi ad un linguaggio pesante o per fare apprezzamenti che non si limitano ad una attestazione di opinione ma vanno ben oltre con giudizi di merito perfino sulle persone. Proprio perché lettere cosiffatte le consideriamo inopportune ed anche diseducative soprattutto per i numerosi studenti che leggono la rivista, rassicuriamo i nostri numerosi lettori estranei a questo modo di rapportarsi con gli altri che la prossima volta cestineremo lettere come quella che eccezionalmente, perché la prima del genere, oggi pubblichiamo e che, inevitabilmente, si tira risposte di tono aspro (a.b.).
Preg.mo Direttore, registro con disappunto che sul suo Giornale un certo Ispettore Piazza si sollazza a trinciare giudizi su uomini e fatti con una superficialità sfacciata. Non è improbabile che l’Ispettore possa essere uno “psicologo sociale”. Nel campo storico, però, mi pare che l’ispettore difetti di corretta informazione e di scientificità o che approfitti dell’indifferenza del lettore per propinargli come fatti veri sue “impressioni” personali, fondate su pregiudizi e luoghi comuni vetero-comunisti. Infatti, attribuire a Scelba la responsabilità di “far sparare ai lavoratori di Avola” è un FALSO STORICO, giacchè Scelba fu Ministro degli Interni dal 2/2/1947 al 22/2/61, mentre “i fatti di Avola” si svolsero il 2 Dicembre 1968. Un “lapsus freudiano”? Forse perchè quel “degenerato” ha salvato lo Stato democratico? Allo stesso modo, definire Giovanni Gentile “fascista e prepotente, violento e per la pena di morte e per le leggi razziali, per la pulizia etnica e per la razza eletta” significa SCONOSCERE le risultanze della più recente critica storica nei confronti dell’autore della più organica riforma scolastica dall’unificazione d’Italia in poi. Quanto all’idiosincrasia più volte manifestata dal sig. Ispettore nei confronti dei Castelvetranesi, mi pare di capire che si tratti di un PROBLEMA DI NATURA PSICOLOGICA che affonda le radici in un “complesso di inferiorità”, in un “campanilismo infantile” o, forse, addirittura, in una “fobia razzistica”. Mentre mi dichiaro disponibile ad ulteriori chiarimenti, la ossequio e la ringrazio per l’ospitalità. Castelvetrano 3/12/2012
Gianni Bonsignore
Risposta dell’ispettore Vito Piazza
Egregio signore, come mai tanto livore? Si rilegga, per favore. O per lo meno, cambi nome. Signore lo sarà di sicuro, ma Bon non mi pare proprio. Ho temuto e temo per lei: la sua bile finirà per farle scoppiare il cervello. E se si piange col cuore si ride col cervello, diceva Moliere. Detto questo andiamo al dunque. La sua lettera potrebbe essere apologia del fascismo. Un reato per la legge italiana, non certo per la Repubblica di Salò che deve amare tanto come l’amò il suo Giovanni Gentile. Capisco che ami Castelvetrano ma deve amare di più la verità. Amicus Plato, sed magis amica veritas, diceva Aristotele in contrasto con Platone. La capisco e la compatisco: compassione ignota al “suo” conterraneo” che fece finta di niente a fronte dei sei milioni di ebrei mandati a morire nelle camere a gas perché non appartenenti alla “razza eletta”. La verità? La legga nel manifesto qui sotto riportato (ndr. riportato nel sito del giornale, www.giornalekleos.it). Mi dà del razzista: e questo – mi perdoni – mi fa pensare alla vacca che dà del cornuto all’asino. Il “Manifesto della Razza” (storicamente: un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali) mise in fuga alcuni degli scienziati e intellettuali ebrei colpiti dal provvedimento del 5 settembre 1938 (riguardante in special modo il mondo della scuola e dell’insegnamento) facendoli emigrare negli Stati Uniti; qualche nome: Emilio Segrè, Bruno Pontecorvo, Bruno Rossi, Ugo Lombroso, Salvatore Lauria, Piero Foà, ENRICO FERMI… e tanti altri. Senza contare che detto manifesto provocò le dimissioni di illustri scienziati dalle istituzioni scientifiche italiane come Albert Einstein (si ricorda?Non pretendo che abbia compreso la teoria della relatività ma dell’episodio dello scienziato illustre a cui alla frontiera chiesero: Nome? Albert Enstein, Razza? “Umana”, Bonsignore “semplicemente umana”) che fino ad allora era stato membro dell’ Accademia Dei Lincei. Il 5 agosto 1938 sulla rivista “La difesa della razza viene pubblicato il seguente manifesto: “(ndr. E’ lungo e lo pubblichiamo nel sito www.giornalekleos. it, nella sostanza vi sono indicate una serie di affermazioni che furono alla base del razzismo fascista e l’elenco di intellettuali, fra cui Gentile, che sostennero le leggi razziali).
E’ sicuro di saper leggere qualcosa d’altro che non sia di Renzo De Felice? No. Chi manca del senso dell’umorismo è come il vento che non sa leggere. E vento è il suo apostrofarmi come razzista nei confronti di Castelvetrano. Ho avuto 2 grandi maestri di Castelvetrano: Virgilio Titone (sa che fu lui, castelvetranese, a ispirare il Gattopardo?, sa che continuano a copiarlo senza citarlo? Sa che Sciascia prese da lui la frase: dove tutto è mafia niente è mafia?) e Gianni Diecidue, un grande letterato che amò tanto la sua Castelvetrano da restarvi per sempre e rimanere ignoto per il resto del mondo. Amo Castelvetrano e la Sicilia tutta, malgrado i miei 46 anni a Milano. Dovrò aspettarmi un attacco dai milanesi? Sia serio: e rida di se stesso. Prendersi troppo sul serio fa male alla salute. E i rigurgiti fascisti possono essere pericolosi per la democrazia e non solo per la bile con cui scrive e di cui – mi perdoni – lei abbonda. Non rimugini su quella che per lei è un parola misteriosa: democrazia… democrazia…Non sa cos’è? La capisco. Castelvetrano non è certo la Repubblica di Salò. E’ un esempio di democrazia. Come un esempio di democrazia è questa rivista – Kleos – che le ha dato SPAZIO. Tempo? Vorrebbe del tempo? E quale di grazia, quello dall’era fascista? Ci spiace ma noi di Kleos rispettiamo il calendario gregoriano. Della Riforma Gentile che abbandonava i figli dei poveri alla terra perché “nati alla zappa e alla vanga” (sono parole del suo duce, pardon, dei suoi riferimenti) di cui Mussolini ebbe a dire che è stata “la più fascista delle riforme” torneremo a parlare. Anche di Scelba (al di là dello scambio polemico Scelba-Restivo) e dei suoi “mietitori”. E delle stragi di stato, di cui la prima fu quella di Portella delle Ginestre. Nell’attesa rida. Il riso unisce. Certo che se non ride lei, sarà la risata del ridicolo a venirla a trovare. Spero conosca lo slogan (da qualcuno attribuito a Lenin) “Una risata vi seppellirà?”. Sono vetero-comunista? E crede di offendermi? Le faccio notare una piccola differenza: ed è la differenza tra marxista e marxiano. Ma uno psicologo sociale, si sa, è ignorante: lei ha trinciato questo giudizio. E lungi da me il “Lei non sa chi sono io!”. Rida. Lei per primo. Visiti la risata prima che il riso visiti lei. Non faccia inondare da un tsunami di risate la MIA Castelvetrano (v.p.)