Signore e signori la cura per il cancro ce l’abbiamo in casa. Non si tratta di una scoperta delle case farmaceutiche, non frutterà molti soldi ai guru della sanità, ma in fondo si tratta di qualcosa che è sempre stata sotto i nostri occhi, sotto la voce buona alimentazione per vivere bene. Quest’articolo non vuole sobbarcarsi l’onere di dare false speranze, ma vuole documentare un dato di fatto, una realtà a cui forse non si dà troppo peso, ma sarà il caso di valutarlo bene da qui al prossimo futuro. Questo mese racconteremo la storia di una donna, la sua esperienza con la malattia, la chemioterapia, la progressione, la svolta alimentare e la guarigione. Sì, è soltanto un caso, ma rappresenta migliaia di persone che hanno voluto dare una svolta alla propria vita cambiando abitudini alimentari, per la maggior parte sbagliate in una fetta di popolazione ancora troppo ampia. La paziente è una donna di mezza età, che ha scoperto una malattia già estesa con metastasi polmonari ed al fegato. Dopo aver fatto diversi cicli di chemioterapia la malattia non è scomparsa, anzi provocava dolori insopportabili e vari altri disturbi chiaramente correlati alla terapia. Ad un certo punto la svolta: forse consigliata da professionisti del settore, la signora ha deciso di cambiare radicalmente la propria dieta. Durante la chemio la signora prendeva molti chili, era solita mangiare giornalmente la pasta e tanti spuntini con il pane per eliminare la nausea, carne e latticini. Adesso noi sappiamo che questi alimenti tendono a formare un ambiente acido nei vari microambienti dei nostri organi, e sappiamo anche che l’ambiente acido è ideale per lo sviluppo e la crescita dei tumori. Leggendo alcuni testi di medicina cinese la signora ha deciso di eliminare pian piano dalla sua dieta tutte le proteine animali, ad eccezione di un po’ di pesce azzurro due-tre volte la settimana ed un po’ di carne bianca consumata eccezionalmente ed in esigue quantità. La pasta è stata del tutto sostituita con riso e pasta di farina integrale e biologica. Anche il pane è stato sostituito con pane integrale e fatto con ingredienti biologici, ossia con la certificazione che durante la produzione non sono usati pesticidi. Le farine integrali utilizzate sono a base di avena, grano e segale, con aggiunta di semi di lino, zucca o girasole. Ma andiamo per gradi, descrivendo tutta la giornata a partire dalla mattina: per colazione thè verde o latte vegetale (avena, farro, riso), pane integrale con marmellata biologica o miele di agave per non alzare troppo la glicemia; poi tanta frutta secca. Mezz’ora prima di colazione un bicchiere d’acqua con ascorbato di potassio, una sostanza che elimina l’acidità in tutto l’organismo, e che si trova facilmente in farmacia od erboristeria. A metà mattina, per contrastare la fame un bel frullato di sedano, carote, finocchio e frutta a scelta con l’aggiunta di zenzero, un ottimo antinfiammatorio e procinetico naturale. Un paio di volte a settimana si può aggiungere una bustina di glutatione (un ottimo anti-ossidante naturale), altre volte mezzo bicchiere di aloe. Per pranzo quasi mai pasta bianca, ma cereali, verdure, lenticchie o fagioli, tortillas di mais, accompagnati sempre da una bella insalata verde. Per cena zuppa di legumi, minestroni, passati, tortini di verdure a supporto del pesce azzurro o carne bianca. Più tardi un po’ di latte vegetale con cereali non zuccherati industrialmente: fiocchi d’avena con un po’ di miele d’agave e cannella. Un anno di questa alimentazione e le quattro metastasi della paziente sono completamente scomparse. Adesso la paziente sta bene, non ha nessun tipo di deficit nutrizionali, anzi i valori di glicemia e colesterolo sono esattamente nella media. Come abbiamo visto anche gli integratori come zenzero, glutatione, aloe, ascorbato di potassio, hanno giocato la loro parte fondamentale, ma è stata l’eliminazione di proteine animali, latticini e carboidrati sia semplici che complessi che ha tolto i nutrimenti d’elezione per i tumori, che hanno bisogno di proteine per crescere, ed acidi (derivanti dai latticini e dalle stesse proteine) per far sì che gli enzimi da esso prodotti possano funzionare al 100%, riuscendo a far proliferare le cellule malate riuscendo anche a contrastare efficacemente la chemioterapia. Che dire? In effetti nei nostri reparti di oncologia finalmente si sta iniziando a dar peso alla nutrizione del paziente; i dietologi stanno pian piano entrando nella vita dei malati oncologici, ma è ancora poco. Spesso si cambia rotta troppo tardi, la buona alimentazione dovrebbe entrare nella nostra cultura. Purtroppo il cibo contaminato da pesticidi, conservanti, coloranti la cui commestibilità è tutta da discutere entrano con troppa facilità sulle nostre tavole, le importazioni da paesi lontani sono una caratteristica della globalizzazione, ed il cibo arrivato con tale modalità ed a prezzi esigui non è sicuramente salutare, ed alla lunga, provoca sicuramente problemi che purtroppo non sono visibili nel breve periodo e quindi non sono direttamente collegabili ad una od un’altra patologia.
Fabrizio Barone