Lu Caccamu e la Ficurinia

“Caccamo… Cacciatore caccamo”. I miei ricordi questa volta mi portano ai lontani anni ’50, quando molte persone, appartenenti alla passata civiltà contadina, pur di sbarcare il lunario, vendevano prodotti agricoli per pochi soldi. I più caratteristici erano i venditori di verdure, di “caccamu” e fichidindia, secondo la stagione.

Con gli occhi della mente rivedo ancora, accovacciato sulle sue gambe, un uomo sulla quarantina, alto, magro, con barba e capelli rossi con un paniere pieno di “caccamo e cannoli”, che cercava di vendere ai ragazzi, di solito squattrinati. Il suo posto preferito era davanti la scuola o sul marciapiede di qualche crocevia.

“Caccamo, cacciatore cacciamo!…”. La sua “abbanniata” di richiamo si diffondeva nell’aria, allora libera da inquinamenti acustici, per tutto il quartiere.

A quei tempi anche i giochi stavano con i tempi, in simbiosi con la natura ed i suoi prodotti non inquinanti. Lu caccamu, infatti, è un piccolo frutto rotondo con la buccia sottilissima e pochissima polpa dolce, raccolto dal loto, una pianta di bosco detta comunemente bagolaro. Allora serviva ai ragazzi, dopo avere spolpato la pochissima polpa, per lanciare il più forte possibile il seme rimasto in bocca e cercare di colpire un bersaglio. Siccome il bersaglio preferito era sempre un altro ragazzo, a volte si assisteva a delle vere battaglie. Per lanciare il seme era necessario “lu cannolu”, un pezzo di canna tagliato fra due nodi scelto fra i più lunghi e stretti; infatti bastava inserirvi con la lingua il seme e soffiarvi con forza, per lanciare un innocuo proiettile.

Lo stesso personaggio vendeva anche fichidindia “austini” ad Agosto o i gustosissimi “bastarduna scuzzulunati” a Novembre, che sbucciava davanti al cliente; questa volta gli avventori erano adulti. A volte, per scommessa c’erano delle persone che si mangiavano il contenuto di un grosso paniere di questa frutta. Sembrerà assurdo, ma generalmente si trattava di persone che non riuscivano a riempire la pancia e provare la sazietà con i pasti normali della giornata e ne approfittavano per farlo in quella occasione con pochi soldi. Cose d’altri tempi, piccoli episodi insignificanti che, conservati gelosamente nel grande magazzino della memoria, fra le cose scomparse che sanno d’antico, si colorano e prendono vita se riemergono anche per caso, dando un colpo al cuore a chi ha vissuto la fanciullezza in quegli anni.

    Vito Marino

 


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