di Vito Piazza Siamo degli inguaribili ottimisti, perciò in un momento in cui la scuola sta a zero e la cui nullità attuale ha trovato nella pandemia un comodo e tragico alibi, vorremmo riportare la speranza. E questo anche perché chi fa scuola non può non essere ottimista: la scuola è progresso, si entra in A e si esce in B con qualcosa di più e di meglio di quando si è entrati. E’ difficile, lo so: la ministra Azzolina è del tutto incompetente e non solo perché stravolge le frasi di Montaigne (“il bambino non è un imbuto da riempire” – e poggia il suo deretano sullo scranno che fu di Benedetto Croce) ed è in palese conflitto di interessi (ha vinto un concorso a DS falso e ora non vuol riparare perché dovrebbe autobocciarsi) ma perché, scendendo la scala gerarchica, si può notare come gli unici che si salvano e salvano la scuola siano i più bistrattati, gli insegnanti. Non sono eroi, ma anche durante questa pandemia sono stati presenti e anche se da loro si pretendevano conoscenze relative alla didattica a distanza (DAD) che nessuna normativa aveva mai reso obbligatoria. Gli insegnanti, sì gli insegnanti, sono migliori della scuola in cui abitano. Per sovrappiù i soliti pedagogisti di stato servi del potere, fomentano la diatriba tra docenti digitali e docenti analogici. Non esiste nella realtà un modo peggiore o migliore di essere, esiste solo l’insegnamento/apprendimento che è soprattutto costruzione di un “ambiente educativo di apprendimento “ dove AMBIENTE non è solo lo spazio fisico o insegnativo, ma il clima (class room climate) che si riesce a creare con la relazione affettiva docente-allievo. Questo gap analogico-digitale avrebbe potuto e dovuto essere colmato dagli ispettori. Ma gli ispettori veri (vincitori di un concorso con 53 posti per 7.000 concorrenti) non ci sono più. E da tempo ormai. Al loro posto gli ispettori politici, cioè partitici, cioè utili al mantenimento di interessi di parte. Anticostituzionali. Inutili, quando non dannosi. La vita o si vive o si scrive, diceva il nostro Luigi Pirandello. E solo le star dell’aggiornamento sono in grado di elaborare concetti e temi che siano il più possibile astratti: capaci, queste star, di raccontare un semplice incarico come una medaglia conquistata con sforzo studio e sudore. E come gli psicologi che fanno psicoterapia sono falsi e finiranno come la rana esopiana che a furia di gonfiarsi per fare il bue finiscono per scoppiare. “Già provveditore”. Un falso. Un doppio falso. A cui solo gli ingenui o i “babbi partannesi” possono credere. Art. 397 Funzione ispettiva: la funzione ispettiva concorre, secondo le direttive del ministro della pubblica istruzione e nel quadro delle norme generali sull’istruzione, alla realizzazione delle finalità di istruzione e di formazione, affidate alle istituzioni scolastiche ed educative; essa è esercitata da ispettori tecnici che operano in campo nazionale e in campo regionale e provinciale. Due le parole da sottolineare: quel “tecnici” che sembrerebbe contrapporsi non solo a improvvisati (il che sarebbe molto definente e rispettoso della Costituzione, art. 97: una buona amministrazione si può fare con funzionari non solo onesti ça va sans dire ma competenti) e quel “concorre” che rimanda a una vision di un lavoro in cui si corre insieme ad altri. Purtroppo nella realtà, non pochi sono gli ispettori incompetenti generati da quell’ignobile sistema che è lo spoil system: tutti gli ispettori reclutati con tale ignobile sistema hanno dimostrato una evidente mancanza di dignità, dato che hanno giudicato valido l’essere preposti a tale ufficio, come se si trattasse di una sine cura. E a ulteriore dimostrazione di come l’Italia sia “la patria del diritto e del rovescio” (Ennio Flaiano), troviamo la dizione “corpo ispettivo”, una dizione derivata dal corporativismo fascista, quel fascismo della scuola duro a morire. La solitudine operativa dell’ispettore giustificava così, di fatto, l’epiteto di “007” che il «Corriere della Sera», seguito anche da altri giornali, gli ha affibbiato nel tempo. 3.Gli ispettori tecnici contribuiscono a promuovere e coordinare le attività di aggiornamento del personale direttivo e docente delle scuole di ogni ordine e grado; formulano proposte e pareri in merito ai programmi di insegnamento e di esame e al loro adeguamento, all’impiego dei sussidi didattici e delle tecnologie di apprendimento, nonché alle iniziative di sperimentazione di cui curano il coordinamento… svolgono attività di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche e attendono alle ispezioni disposte dal MPI… collabono nelle attività di aggiornamento del personale direttivo e docente…Si ipotizza che l’ispettore sia onnipresente, che abbia il dono dell’ubiquità, che sia onnipotente, una sorta di ologramma o, invece, si ipotizza che non potendo offrire assistenza a tutti, in realtà non ne offre a nessuno? La figura dell’ispettore delineata dai decreti delegati del 1974 disegna, a dire il vero, un’utopia e, a mio giudizio, l’utopia è sempre reazionaria. A questo proposito il solito ricordo personale per riportare fatti e non per vanteria: il curriculo VERIFICABILE è solo assunzione di responsabilità. Da DS avevo fatto mia la massima di Mao: contare sulle proprie forze. Raramente mi rivolgevo a un provveditore (e allora sì che c’erano e contavano) dato che nessun provveditore era in grado di provvedere. Qualche volta però dovevo occuparmi di affari che non coinvolgevano solo me, ma anche i miei colleghi (bacini di utenza, regole di convivenza, nulla osta, ecc.). E allora dovevo per forza chiamare l’ufficio degli ispettori , dovendo constatare ”che gli ispettori dovevano essere impegnatissimi, visto che la conversazione-tipo e puntualmente ripetuta era: Sono il direttore Vito Piazza. – Mi dica… – C’è l’ispettore Meratini? – No, non c’è. È altrove. – Ah. E l’ispettore Rettori? – No, non c’è. – Ah, e dov’è? – Altrove. – Ci sarà l’ispettore Balduzzi, spero… – No, non c’è. – Dov’è? – Altrove. E così dopo aver constatato, per l’ennesima volta, che un ufficio così prestigioso fosse abbandonato alla solitudine di un palcoscenico istituzionale vuoto come nelle “Sedie” di Ionesco, dovevo dare ragione al compagno Mao. Rimarrà sempre un mistero per me, sapere dove abitano fisicamente gli ispettori quando non sono impegnati in corsi di aggiornamento o celebrazioni di apertura e chiusura delle scuole bene in vista. L’ultima telefonata fatta per dovere d’ufficio fu la seguente: Non c’è – Dov’è? – Altrove. – Altrove – dissi all’omertosa segretaria – deve essere un posto bellissimo. Vorrei andarci pure io. Fu così che feci il concorso e lo vinsi collocandomi giovanissimo (gli ispettori di allora avevano 60-65 anni per gamba) tra gli ultimi posti. Non male se si considera che i concorrenti erano 7000 e che i posti a disposizione 53. Il concorso si aspettava da 15 anni e ancora! I partecipanti erano tutti nell’Olimpo delle star dell’aggiornamento, star che avevano scritto i libri sui quali avevo studiato. 4. Gli ispettori tecnici svolgono altresì attività di studio, di ricerca e di consulenza tecnica per il ministro, i direttori generali, i capi dei servizi centrali, i sovrintendenti scolastici e i provveditori agli studi. Fino al 1974 l’ispettore incuteva paura e il suo arrivo inaspettato nelle scuole provocava panico. Era il superiore gerarchico del direttore. Aveva una sua zona di dominio, che comprendeva diverse scuole, chiamata circoscrizione, un suo ufficio con segreteria con compiti particolari (come, tra l’altro la ricostruzione di carriera degli insegnanti). Era solo e senza nessun controllo. Temuto, mai amato. Si faceva vivo per cose ordinarie, come il passaggio in ruolo (dopo tre anni, poi ridotti a due) e per eventi straordinari come le ispezioni disposte nei confronti di insegnanti e direttori. Doveva controllare i controllori delle scuole elementari, che non facevano parte del calderone degli attuali DS, ma erano “direttori didattici” e avevano di fatto un potere maggiore dei presidi. Allora si diceva: “il preside presiede, il direttore dirige”. Perciò l’ispettore periferico per il 90,9% dei casi non teneva in alcun conto le ragioni degli insegnanti e dava sempre ragione ai dirigenti perché facenti parte della “Ditta” di milaniana memoria. In questa gerarchia, pur vivendo in pieno regime democratico, la scuola era riservata a coloro che non sgarravano e “tenevano un contegno esemplare dentro e fuori la scuola” (dal regolamento del 1928). Meglio se cattolici. Che fossero poi sepolcri imbiancati poco importava. Bastava battersi il petto ogni domenica e comunicarsi spesso o almeno una volta all’anno come da precetto. La Costituzione (dopo che fu promulgata, nel 1948) era ed è ancora – simpaticamente – ignorata e a nessuno veniva in mente di por mano a essa. Gerarchia e burocrazia erano sincrone e, tutto sommato, il conformismo era (purtroppo è) un lascito fascista che dava sicurezza. Fare il DT è porsi innanzitutto come garante della Costituzione e in particolare di quella parte che riguarda la scuola, così importante e così negletta. L’ispettore è “solo”. Non ha una “corte” come quella del DS, non può contare su un DSGA più o meno “fedele” (le categorie di un tempo) o competitivo. La differenza che lo distingue dal DS di oggi sta nella “conoscenza” della normativa vista da un punto di vista meta-cognitivo come supporto, come promozione al meglio: i Ds attuali rimangono controllori e autocrati affinchè non ci siano rogne, usano l’autorità perché non hanno autorevolezza. E se le generalizzazioni sono sempre ingiuste, l’occultamento del fenomeno è grave. Alce Nero guardava il mondo dalla sua posizione: non era una posizione scelta perché era la più ampia o la migliore: era la sua, quella in cui era stato gettato a vivere. Invece lo spoyl system che ancora esiste ha nominato ispettori, ex provveditori, direttori generali senza arte né parte. Senza concorso. “Agli impieghi nelle Pubbliche Amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge” (art. 97, comma terzo della Costituzione). … nella quale “…siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.” (comma secondo del medesimo art. 97). Insegnanti precari, da voi si pretende un concorso, dagli ispettori o “già provveditori” NO. Cari 24 lettori (uno in meno del Manzoni) non sostate troppo nelle scuole: c’è il rischio che vi nominino provveditori( EX) o ispettori e, se abbastanza servi del potere, perfino Direttori Generali o ministri. Come Marco Bussetti: una frana. Ma il problema non riguarda il nostro “lontano”. Gli esempi, purtroppo, sono vicini e non ce ne accorgiamo perpetuando quella tradizione partannese che chiama ingegnere un geometra, brigadiere un appuntato, maresciallo un brigadiere, ispettore chi è solo un dirigente scolastico. Quando finirà la ricreazione? Ma non avevamo detto che saremmo stati ottimisti?. Piazza, V., 2018. Il manuale dell’antidirigente (tutto quello che devi sapere per dirigere una scuola nel peggior modo possibile). Trento: Erickson.
Ma che fa un ispettore ministeriale? Riflessioni sulla scuola da chi è stato catturato dalla scuola e mai più restituito alla vita civile
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