CASTELVETRANO – Nella tradizione popolare della scomparsa civiltà contadina, “MAIU lu longu” era il mese più amato dai lavoratori della terra, perché incominciano le belle giornate calde, lunghe e luminose con la natura che si risveglia a nuova vita con un’esplosione di fiori e colori.
Maiu faceva parte “di li misi granni” e della “staciuni”, cioè di quei mesi, a cominciare da gennaio, in cui le giornate sono più lunghe e si possono fare molti più lavori in campagna. Per “staciuni” si intendeva la stagione buona, quella “di li misi granni” e di “maiu lu longu” con le giornate più lunghe ed il cielo più luminoso; essa iniziava con il mese di gennaio e comprendeva tutto “Giugnettu” (luglio).
La festa del 1° maggio era molto sentita da tutti, anche da chi viveva nelle città. Alla vigilia si raccoglievano “li ciuri di maiu” o “lu maiu”, cioè quelle margherite gialle che, con la buona stagione, iniziano a fiorire anche nel mese di febbraio, ma che raggiungono la massima fioritura, con una esplosione di giallo, proprio in questo mese. Raccogliendo questi fiori c’era la consuetudine, come buon auspicio, di dire “Maiu cogghiu e fortuna vogghiu” oppure “Maiu vinni, maiu cogghiu e li grazii di Diu nta la me casa vogghiu”.
La mattina del primo maggio queste margherite si trovavano poste nel buco della serratura, appese alle porte ed in ogni dove.
Le persone si ornavano con delle lunghe collane formate da questi fiori, ma anche le biciclette, i carretti, i camion, i trattori si guarnivano di questo giallo vistoso e in questo modo si partecipava alla festa del 1° maggio.
Il Pitrè asserisce che a Castelvetrano, quando si raccoglievano dette margherite si cantava la nota canzone siciliana “Vinni la primavera”.
Affinché non cada nel dimenticatoio, è giusto che ogni anno la data del primo maggio venga ricordata anche come la festa dei lavoratori di tutto il mondo.
Vito Marino