Molte donne vittime di violenza hanno chiesto il Microcredito per aprire un’impresa. Fidimed ha erogato il primo finanziamento

PALERMO – Sono più numerose le donne vittime di violenza, assistite dai Centri antiviolenza o ospiti di Case rifugio e aiutate da tutor qualificati, che hanno richiesto all’Ente nazionale per il Microcredito l’accesso al progetto imprenditoriale “Microcredito di libertà”, che consiste in un finanziamento a tasso zero garantito dallo Stato per l’80% e per la restante parte da Fidimed. Il progetto è istituito dal Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del
Consiglio dei ministri in collaborazione con Abi, Federcasse e Caritas, per consentire alle vittime di violenza di avviare un’attività con cui affrancarsi dalla dipendenza economica.
Il primo finanziamento da 40mila euro (una seconda tranche da 10mila euro sarà successiva) è stato erogato da Fidimed, intermediario finanziario siciliano 106 vigilato da Bankitalia con rete sull’intero territorio nazionale, che è il primo player in Italia ad avere aderito al progetto di imprenditoria sociale gestito dall’Ente nazionale per il Microcredito.
La signora, coperta da anonimato, ha commentato: “Sono una donna vittima
di violenza di genere, iscritta ad un centro antiviolenza da diversi anni. Il centro mi ha messo in contatto con Fidimed, e grazie a tutto il suo staff, efficientissimo e professionale, sono riuscita ad ottenere un finanziamento a tasso zero per aprire l’attività dei miei sogni che mi permetterà di essere finalmente indipendente economicamente per mantenere me e i miei figli.
Grazie all’Ente per il Microcredito e a tutti i partner del progetto, grazie a Fidimed, grazie all’amministratore delegato e a tutti i suoi componenti che, oltre ad essere estremamente competenti, hanno un profondo senso umano e di solidarietà, fattori essenziali per potere superare le problematiche generate dalla violenza di genere e dai conseguenti troppo frequenti femminicidi che purtroppo si verificano. Grazie”
Gli altri progetti di nuova attività economica, attualmente in istruttoria da parte dei tutor, sono stati presentati da aspiranti imprenditrici di diverse regioni (i dati vengono mantenuti riservati per tutelare l’incolumità delle vittime) e verranno valutati non appena sarà terminato il percorso di affiancamento.
Il “Microcredito di libertà” promuove l’inclusione sociale e finanziaria delle donne vittime di violenza che si trovano in difficoltà economica, mettendole nelle condizioni di ricominciare scommettendo su se stesse e su un’idea che vogliono realizzare, per lasciarsi alle spalle il passato. Il finanziamento fino a 50mila euro può essere utilizzato per acquisto di beni e attrezzature, materie prime e servizi, per pagare gli stipendi di nuovi dipendenti soci lavoratori e sostenere spese per corsi di formazione. Per accedere alla misura le donne devono fare domanda ad uno dei Centri antiviolenza o alle Case rifugio riconosciuti dalle Regioni, i quali la
trasmettono all’Ente nazionale per il microcredito, che a sua volta incarica un tutor specializzato nel fornire i servizi di assistenza e monitoraggio, mentre Fidimed istruisce la pratica di finanziamento e l’Enm si fa carico del tasso di interesse.
“E’ per noi motivo di particolare orgoglio e speranza – dichiara Fabio
Montesano
, A.d. di Fidimed – il fatto che sia stato un confidi siciliano, terra particolarmente esposta al fenomeno della violenza sulle donne, a erogare il primo ‘Microcredito di libertà’ e a farlo in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Infatti, siamo particolarmente turbati – aggiunge Montesano – dalle recenti tragiche notizie di femminicidi e siamo, quindi, estremamente felici di potere restituire ad una donna che ha sulle spalle un passato di terribili e inaccettabili violenze la possibilità di riscattarsi e di
crearsi una nuova vita”.
“Il ‘Microcredito di libertà’ – sottolinea Marco Paoluzi, Responsabile
coordinatore dell’area Credito e Banche dell’Ente nazionale per il
Microcredito – agisce su quella particolare forma che è la violenza
economica, ovvero il controllo esercitato sull’autonomia di una persona
al fine di renderla completamente dipendente dal soggetto violento, come
accade quando un uomo impedisce alla donna di lavorare, di gestire il
proprio denaro o la costringe a sottoscrivere impegni economici. Dunque,
offriamo una occasione di riscatto alle donne assistite dai Centri
antivolenza o ospiti delle Case rifugio, che non troverebbero facilmente
accesso al tradizionale credito bancario”.

Nella foto, da sx, Marco Paoluzi e Fabio Montesano.


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