“Non accetto la proposta di un governo di salute pubblica”

Caro direttore, alcune pagine del Kleos di novembre 2012 hanno suscitato in me, ma non solo, curiosità e sconcerto: mi riferisco in particolare all’editoriale e alla lettera al direttore, ma anche a precedenti interventi. Con quell’espressione dialettale così colorita, “Lu megghiu…ancora av’a viniri!”, profeticamente hai aperto ad un tempo in cui talvolta “si è costretti a pensare meglio a quello che si fa o si dice”, sebbene a parer mio, non si senta prima la necessità di guardarsi dentro, di guardare alla storia personale e/o comunitaria. Di contro oggi si offre a tutti la possibilità di creare nell’immediato un’immagine nuova di sé. Questo processo, almeno così si dice, è altamente positivo. Pensa quale cambiamento sociale!!! Non si mette nel conto però un grande rischio: quello di banalizzare ogni cosa, addirittura la propria esistenza. Non ho nulla di personale contro questo o quello e fa piacere che individui della nostra comunità denuncino legittimamente elementi patologici della politica locale, ma che questa ribellione di teorici rivoluzionari, vecchi e nuovi, possa configurare la costruzione di un’alternativa già in atto, con tanto di sogni e vessilli, pare a me una pretesa davvero eccessiva. Quando si rompe una maggioranza politica, alla base ci sono sicuramente degli errori o cosa più grave delle ambizioni personali represse. Perché non ammetterli? La mia contrarietà, e quindi accusa, nasce dal costatare la mancanza di qualsiasi riconoscimento di fallimento personale dell’esperienza politica pregressa. Non meno eccentrica mi sembra la proposta di un “governo di salute pubblica” da te caldeggiata nell’editoriale. Se lo hai pensato come un paradosso, lo condivido in pieno, altrimenti…meglio andare oltre. Ho rispetto per le persone, quelle che tu chiami intelligenze e/o esperti, ma il problema, sempre identico, penso siano “la stuppa” e “li scravacchi”. Pensa come sarebbe opportuno che Vito Piazza ci potesse aiutare ancora di più facendo un ragionamento questa volta “politico” e non “scientifico”. Almeno capiremmo tutti (?). E chissà che da un paradosso non possa venire fuori un paradigma.

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