di Nino Passalacqua
Introduzione
Per la storiografia su Partanna, il secolo XVIII si apre con una relazione sulla fondazione del Convento, con chiesa annessa, degli Agostiniani Scalzi. E’ del 1700, infatti, un corposo volume redatto dal P. Giovanni Bartolomeo da S. Claudia, intitolato “Lustri storiali de’ Scalzi Agostiniani Eremiti della Congregazione d’Italia e Germania”, stampato in Milano da “Francesco e Fratelli Vigoni”, in cui viene ripercorsa la cronistoria della fondazione dei conventi di tale ordine religioso. Nel libro in questione, a pag. 368, relativamente al “lustro undecimo”, viene narrata la “fondazione del Convento di S. Nicola in Partanna, Borgo grande della Sicilia Palermitana”.
Notizie su Partanna
Opportunamente, la “cronaca” sul Convento di S. Nicola viene introdotta con una sintetica descrizione del “Borgo grande”, chiaramente ispirata dalla “Sicilia Sacra” del Pirri, di cui ripete l’errore sulla intitolazione della Chiesa Madre.“Nella vasta Diocesi di Mazara si contiene l’antico Borgo chiamato Partanna, abbondante di vino e agrumi, sopra sito montuoso, il quale ha 1172 fuochi e 4992 abitanti, come ha scritto l’Abbate Pirro nella sua ‘Sicilia Sacra’. L’anno 1626 fu nobilitato del titolo di Principato e dato alla nobilissima e antica Famiglia Graffei, uno dei quali era stato Imperiale Vicario della Sicilia, chiamato Maniace. La Chiesa Maggiore, sotto titolo di S. Maria della Catena, si regge da un Arciprete. Vi hanno Convento i PP. Minori Conventuali di S. Francesco, i Carmelitani, i Cappuccini, essendovi anche quelli dell’Ordine di S. Filippo Neri. Finalmente quella Partanna tiene il Monte della Pietà, con pubblico spedale per poveri ammalati”.
Preliminari per la fondazione del Convento
Più precise e originali risultano invece le notizie relative alla fondazione del Convento, se non altro perché prodotte da documenti di prima mano. In primis il cronista riconosce che tale fondazione era stata voluta dai Principi Graffeo: “Il nostro Monastero è stato fondato dalla divozione del Principe Padrone, Don Mario Graffeo (ch’era anche Duca di Ciminna, Signore di Sperlinga e Visconte di Galtellin) accompagnato da quella della Principessa sua moglie, della famiglia parimenti nobilissima Ventimiglia”. E subito dopo ne cita la data e la motivazione. “L’anno 1645, mossi questi Feudatarij dalla gloriosa morte che haveva patito il nostro F. Alipio in Tripoli per la Confessione della Santa Fede di Cristo, proposero la fondazione al P. Urbano di S. Andrea, Provinciale di Sicilia, il quale gli avvertì si sarebbe incontrata difficoltà nel conseguimento de’ consensi de’ gl’altri Regolari ed essere necessari assegnamenti per il sostentamento di dodici Religiosi. Ad ogni modo, per dimostrare il nostro aggradimento, mandò in Mazara il P. Matteo di Giesù Maria, suo Commissario a procurare il beneplacido del Vescovo, ch’era il Cardinale Giovanni Domenico Spinola, Genovese”. Viene resa priva di fondamento in tal modo la tesi del Mendolia che, nel suo manoscritto intitolato “Notizie antiche sulla città di Partanna”, fa risalire tale fondazione ad un voto fatto nel 1647 da Mario III Graffeo, a quel tempo Pretore di Palermo, per essere scampato a morte in occasione dei “moti del pane”. Così come viene svuotato di veridicità il richiamo del Varvaro Bruno, relativamente al nome del Procuratore del P. Provinciale, ad un certo “P. Teleo di S. Francesco” (vedi “Partanna Agostiniana”, Tip. Gargano, 1932, pag. 12), che deve intendersi corretto, quindi, in “P. Matteo di Giesù e Maria”.
Il Decreto di fondazione
Le procedure per l’istruzione della pratica risultano relativamente brevi, il che va a decoro del Cardinale Vescovo, il quale non si limita ad ascoltare i “concorrenti”, ma sente anche il popolo, decidendo poi in favore degli agostiniani. “Avanti il suo Vicario Generale fece citare i Superiori degli altri Conventi di Partanna acciò dessero il loro consenso e negandolo dicessero per quale ragione. Risposero tutti che non dovevano né potevano acconsentire poiché per la introduzione di nuovi mendicanti avrebbero patito notabile pregiudizio non potendo gli abitanti di Partanna mantenere altro Convento più di quelli che vi erano. Il Cardinale Vescovo fece esaminare molte persone di Partanna sopra questa difficoltà le quali concordi dissero che Partanna come assai popolata poteva sostenere anche un nostro Convento con le sue limosine. Dopo sette mesi, finalmente il Cardinale Vescovo decretò: “Quod concedatur licentia Patri Matheo à Jesu Maria, Procuratori costruendi, fundandi et erigendi locum, seu Conventum F. Discalceatorum Reformatorum Ordinis S. Augustini Italia in Principatu Partanna, iuxsta decreta crc Bullas Summorum Pontificum crc Die 16 Iulij 1646”.
Gli atti
Al decreto seguono, come di consueto, la stesura e la registrazione degli atti relativi al passaggio di proprietà del terreno dal Principe Grifeo all’Ordine degli Agostiniani. “Il P. Matteo, atteso che il Deffinitorio annuale delli 23 Aprile 1646 haveva concesso si facesse tale fondazione, ricevè come Procuratore il possesso del luogo, donato dal detto Principe D. Mario, alli 22 di Luglio 1646 per pubblico strumento rogato dal Notaio di Partanna, Antonino Palazzotto, e questo possesso gli fu dato dal Segretario del medesimo Principe, suo Procuratore, come per mandato rogato dal detto Notaio sotto li 20 Luglio del suddetto anno 1646. Quello strumento fu ratificato dal Padre Urbano Provinciale sotto li 5 di Agosto 1646 con riserva di alcuni patti che poi si concordarono tra il Provinciale e lo Principe, come per altro strumento rogato dal Notaio di Palermo Giuseppe Oliveri addì 25 di Settembre 1646”.
La costruzione del Convento
A questo punto tutto è pronto per la costruzione del Convento, il cui inizio dei lavori si può fissare ragionevolmente nel 1647. Il cronista su questo versante, però, non sembra molto informato. Mancano notizie sull’andamento dei lavori (inizio e fine almeno) e soprattutto mancano informazioni circa le rendite su cui contare per affrontare le spese non indifferenti relative a materiale e manodopera. E tuttavia una qualche informazione si può desumere dalle notizie che lo stesso P. Giovanni Bartolomeo da S. Claudia dà in altra parte del suo volume (o.c., pag. 372, Lustro Dodecimo) relativamente alla “Fondazione del Convento di Santa Maria di Gesù in Mussomeli della Sicilia”, in cui viene ricordato che “L’anno 1649, essendosi ammalato nel nostro Convento di Partanna il P. Gennaro di S. Croce, primo Visitatore Generale (capitatovi col secondo, ch’era il P. Gio. Crisostomo di Giesù Maria per adempiere le loro cariche), il Conte di Camerata, molto affezionato alla nostra Riforma, venne per cortesia a visitare l’infermo P. Gennaro e il suo compagno”. Si stenta però a credere che in soli due anni (dal 1647 al 1649) il Convento possa essere già bello e pronto per ospitare un Visitatore Generale. A meno che non si voglia ipotizzare che per “convento” si intenda un locale provvisorio da cui seguire i lavori di costruzione del Convento vero e proprio. E in tal caso, anche la presenza di un Visitatore Generale sarebbe giustificabile.
La costruzione della chiesa
D’altro canto, se così non fosse non si capirebbe il motivo del rinvio al 1658 dell’inizio dei lavori di costruzione della chiesa. E’ ragionevolmente ipotizzabile, invece, che il Convento venga ultimato intorno a quella data. Dalla cronaca del P. Giovanni Bartolomeo, infatti, riguardo ai lavori, l’unica notizia certa è quella riferita alla posa della prima pietra della Chiesa. “L’anno 1658, addì 11 di Maggio fu solennemente gettata la prima pietra alli fondamenti della nuova Chiesa sotto titolo di S. Nicola da Tolentino, fuori le mura del Borgo, in poca distanza. Dopo, questo Convento fu dichiarato Casa di Priorato”. Da cui si ricavano almeno altre tre considerazioni. La prima riguarda il limite estremo raggiunto dall’abitato nella sua progressiva espansione verso settentrione che, se “in poca distanza”, si può ragionevolmente fissare presso a poco all’altezza del Convento di S. Francesco. La seconda è relativa alla parola “mura”, che conferma l’esistenza nella prima metà del ‘600 di una vera e propria struttura muraria di cinta della città. La terza, infine, riguarda l’organizzazione amministrativa della Comunità agostiniana, che si costituirà organicamente sotto il governo di un “Priore” solo dopo la costruzione della Chiesa.
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