di Nino Passalacqua – Relazione del Vescovo Bartolomeo Castelli
Delle undici Relazioni di mons. Bartolomeo Castelli, solo la prima, quella del 29 novembre 1699, ha una qualche rilevanza sul piano storico-religioso delle singole comunità locali. Relativamente alle notizie su Partanna, da tale Relazione si apprende innanzitutto che la popolazione riprende ad aumentare: infatti, in quegli anni, “L’oppidum di Partanna comprende 7.923 anime, di cui 4.996 comunicanti a Pasqua”, di contro alle rispettive 6.500 e 4.942 registrate dieci anni prima. E’ appena il caso di notare che, dalla comparazione fra il numero complessivo degli abitanti ed il numero degli “atti alla comunione”, viene fuori che tale lievitazione è dovuta principalmente all’aumento dei minori di sette anni. Niente di nuovo, invece, viene aggiunto alle notizie relative ai dati sulla Chiesa Madre (“La chiesa Madre, sotto il nome di arcipretura e sotto il patronato del Signore del luogo, ha un reddito di circa cento scudi. Tutti i sacramenti sono amministrati dall’arciprete e dal suo coadiutore”); sul clero (“Il clero secolare è composto da 125 tra sacerdoti e chierici”); sulle Comunità religiose (“I conventi regolari sono 4: di S. Francesco, dei Carmelitani, dei Cappuccini, e dei Riformati di S. Agostino”); nonchè sulle Confraternite (“Le Confraternite di laici sono sette”). Dove viene registrata, invece, una novità significativa è nel campo delle Opere Pie. Qui, infatti, oltre ad “Un Ospedale e un Monte di Pietà”, viene citata “una casa delle orfane, sotto il titolo di Immacolata Concezione, nella quale vivono dieci fanciulle mediante alcune rendite ed elemosine”.
Relazione del Vescovo Alessandro Caputo
Meno attenta agli aspetti civili e più a quelli religiosi appare la Relazione di mons. Alessandro Caputo, redatta il 20 Novembre 1735. In essa, infatti, oltre ad un accenno alla consistenza numerica della popolazione, (“La Terra di Partanna, soggetta alla nostra cattedrale Ecclesia mazzarese, consta di sette mila duecento cinquanta anime circa, dei quali atti alla comunione son cinquemila circa, il resto sono inatti e pargoli”), vengono date circostanziate notizie sulla situazione della Chiesa Madre: “Nella predetta Terra di Partanna si trovano molti templi, di cui uno si appella Chiesa Madre, nella quale sta un altare maggiore con altre cappelle; che sono tutte ornate con suppellettili decenti e fondate su rendite annue. Vi è anche un fonte battesimale, un tabernacolo col Perpetuo e una pisside per l’amministrazione del sacramento da parte dei ministri che hanno cura delle anime, che sono l’arciprete e il cappellano curato e coadiutore. Nella predetta chiesa si ha anche la recita del divino ufficio nel coro, in cui intervengono alcuni sacerdoti e chierici a ciò assegnati in particolare”. Puntuali e precise risultano le notizie relative alla consistenza del clero, evidenziate, però, in chiave prettamente religiosa: “Inoltre si hanno cinquantasette sacerdoti, tre diaconi, due sottodiaconi, ventitré chierici e quindici licenziati, che tutti, assistenti agli esercizi ecclesiastici, compongono un’armonia spirituale sotto la disciplina del Vicario foraneo vigilante sulla composizione dei costumi”. Poca attenzione viene, invece, posta nei confronti delle altre chiese, che vengono citate in maniera sbrigativa e generica: “Gli altri templi, per di più dedicati a santi, hanno anch’essi altari ornati con molte suppellettili e fondati su rendite”. Il taglio religioso della Relazione, infine, viene evidenziato dalla citazione dei Conventi visti nella luce di luoghi di pietà cristiana: “Inoltre il Convento dei Minori Conventuali, il Convento dei Padri Carmelitani, il Convento dei Padri Cappuccini, in cui molti Padri e Frati si dedicano ad esercizi spirituali in favore dei fedeli della stessa Terra”. Nessun cenno viene fatto, invece, alle Opere Pie (Confraternite, Ospedale, Monte di Pietà e Orfanotrofio), né al Monastero delle Benedettine che a quella data doveva di certo essere già una realtà. Addirittura non viene citato neppure il convento degli Agostiniani. Dimenticanze o incomprensibili omissioni cui pone rimedio la Relazione del successore di mons. Caputo.
Relazione del Vescovo Giuseppe Stella
La Relazione di mons. Giuseppe Stella, redatta in data 8 agosto 1746, si apre con le notizie relative alla Chiesa Madre, di cui ricorda con particolare enfasi l’imponenza dell’edificio e la magnificenza del coro ligneo: “Partanna – Successivamente mi portai all’oppidum del principato di Partanna, denominata città, che appartiene di diritto alla antichissima e nobilissima famiglia dei Graffeo, una volta degente per più secoli in Mazara, decorata del titolo di barone, dalla cui presentazione per ordinaria giurisdizione si elegge l’arciprete di quella chiesa Matrice, che costruita con decente decoro, si annovera tra le ottime basiliche della mia diocesi. Si recitano in essa ogni giorno le ore canoniche in un magnifico coro elaborato con grandissima spesa”. Subito dopo, però, apprestandosi a trattare delle Comunità religiose, mons. Stella si occupa del Monastero Benedettino chiarendo che la sua fondazione risale al periodo in cui Vescovo di Mazara è mons. Castelli: “Esiste parimenti un altro Monastero di monache sotto la regola di S. Benedetto, eretto e fondato al tempo del governo di D. Bartolomeo Castelli di buona memoria, mio predecessore, le cui religiose vivono con ogni edificazione e lodevolmente secondo il costume della regola”. Quindi richiama la nascita di una nuova Comunità religiosa, mentre conferma l’esistenza dell’ospedale: “Inoltre vi è il Collegio di Gesù e Maria, modernamente approntato in favore della cultura delle fanciulle, nonché l’ospedale per la cura degli infermi”. Nessun cenno viene fatto al Monte di Pietà, pur essendo questo, a detta dell’Amico, ancora in vita. Un’attenzione particolare è rivolta alle “chiese sacramentali” e alle Congregazioni di laici: “Vi sono parimenti due chiese sacramentali, una sotto il titolo di Santa Maria o delle Anime Sante del Purgatorio, l’altra in S. Carlo sotto il titolo di Santa Maria degli agonizzanti, in cui si svolgono le ore canoniche, tenute decentemente ed elegantemente, per quanto sono decorosamente tenute parecchie altre chiese, a cui sono aggregate le Società di Confrati sotto dei capitoli approvati”. Sui Conventi vengono riportati solo dati statistici, ma l’elenco viene integrato con quello degli Agostiniani: “I Conventi di Regolari sono quattro: dei Carmelitani, dei Minori Conventuali, dei Cappuccini di S. Francesco e degli Eremiti di S. Agostino, viventi con esemplari costumi”. Per la prima volta, invece, troviamo gli interventi che il Vescovo opera sul piano della promozione religiosa: “Là promossi la Congregazione dei Padri Agonizzanti, scelsi i ministri per l’istruzione nei rudimenti della fede, e suscitai oneri e pii legati da fondatori delle messe, affinchè sortiscano i loro effetti, da cui il più possibile fosse scoperta ciò che non era adempiuta”. Sbrigative e approssimative appaiono le notizie riguardo alla popolazione: “Il numero delle anime ascende a dodicimila circa”. Un dato che suscita perplessità, giacchè, se veritiero, si dovrebbe concludere che nell’arco di dieci anni la popolazioni è quasi raddoppiata.
Relazione del Vescovo Girolamo Palermo
Eccessivamente sintetica si presenta l’intera Relazione di mons. Girolamo Palermo, redatta in data 13 Agosto 1764. A ben guardare, anzi, essa non fa che ricalcare, in forma succinta, ciò che avevano detto i predecessori. “Partanna – Mi recai all’oppidum di Partanna e lì visitai la Chiesa Madre, costruita e ornata decentemente, sotto la cura di un arciprete eletto dal signore del luogo. Visitai il Monastero moniale sotto la regola di S. Benedetto, le cui monache vivono religiosissimamente. Parimenti il Collegio di Gesù e Maria costruito modernamente e l’ospedale per la cura degli infermi.Vi sono due chiese sacramentali, una delle Anime Sante del Purgatorio, l’altra di S. Carlo sotto il titolo di Santa Maria degli Agonizzanti, in cui si assolvono le ore canoniche. I Conventi dei Regolari sono quattro, dei Carmelitani, dei Conventuali, dei Cappuccini e degli Eremiti di S. Agostino. Il numero delle anime è di 9.351”. Dove, l’unica differenza con la precedente Relazione sta nel numero degli abitanti, visibilmente diminuito.
Relazione del Vescovo Michele Scavo
Altrettanto scheletrica e ripetitiva appare la Relazione di mons. Michele Scavo, redatta il 15 Novembre 1771. “Partanna – Nel tempio della Chiesa Madre, fra i più grandi di tutta la diocesi, si svolgono le ore canoniche; il cui governo sul popolo viene esercitato da un arciprete, designato dal barone. Nel monastero le monache vivono i loro costumi sotto la Regola di S. Benedetto. Il Collegio della Sacra Famiglia si annette alla Chiesa di S. Antonio Abate: lì le fanciulle sono avviate alle arti muliebri e ai rudimenti della Santa Fede. Una delle due chiese sacramentali della visitazione della Beata Vergine Maria aderisce alla Congregazione delle Anime del Purgatorio. L’altra chiesa sacramentale dedicata a S. Carlo è annessa alla Congregazione di S. Maria degli Agonizzanti. Dei tanti che vi sono di oratori non sacramentali accolgono altri sodalizi di pii fedeli. Vi si trova un nosocomio per la cura del corpo degli ammalati. I Conventi maschili sono nel numero di quattro: dei Carmelitani, dei Conventuali, dei Riformati di S. Agostino e dei Cappuccini. Tutti i cittadini pervengono a nove mila”. Le uniche due note di rilievo storico riguardano la citazione della Chiesa di S. Antonio come “annessa” al Collegio di Maria e il numero degli abitanti che continua inesorabilmente a diminuire.
Relazione del Vescovo Ugo Papè
Una tendenza questa che viene confermata anche dalla Relazione di mons. Ugo Papè, redatta il 9 Gennaio 1778 nell’ormai consueta forma stringata e generica. “Partanna – Mi recai all’oppidum di Partanna, lì visitai la Chiesa Matrice e la trovai decentemente costruita e ornata, sotto la cura di un arciprete eletto dal Signore del luogo. Un Monastero moniale sotto la Regola di S. Benedetto: lì vivono le monache religiosissimamente. Vi è anche un Collegio di Gesù e Maria e un ospedale per la cura degli ammalati. Inoltre due chiese sacramentali, una delle Anime del Purgatorio, l’altra di S. Carlo, sotto il titolo di Santa Maria degli Agonizzanti; in queste si svolgono le ore canoniche. I Conventi di regolari sono quattro: dei Carmelitani, dei Conventuali, dei Cappuccini e degli Eremiti di S. Agostino. Il numero delle anime ammonta a otto mila cinquecento novantasette”. E a questo proposito c’è da notare che, stando ai dati riportati, nell’arco di trentadue anni la popolazione risulterebbe diminuita di circa il 30%.
(Continua)