Prima di tutto – Poesia e dintorni, rubrica a cura di Tino Traina

Prima di addentrarci, in modo più specifico, negli argomenti relativi alla Poesia ed al linguaggio poetico, è necessario chiarire il significato di alcuni termini. Ogni parola che pronunciamo, che ascoltiamo o che scriviamo, possiede una componente fisica e una componente concettuale.

La componente fisica è denominata “significante” e altro non è che il suono della parola quando pronunciata o ascoltata; la sua forma quando scritta o letta e la sua posizione, poiché quest’ultima agisce sulla scansione metrico-ritmica della frase o del verso in cui si trova.

La componente concettuale è costituita dal “ significato” che noi abbiamo voluto abbinare a un significante per pura convenzione, come patto linguistico tra parlanti ai fini comunicativi.

L’unione di un dato significante con quel dato significato costituisce la parola, che in termini linguistici si chiama “segno”.

La scienza che studia i segni si chiama “semiotica o semiologia”, quella che si occupa dei significati si chiama “semantica”.

Quando noi usiamo le parole per fini comunicativi, possiamo utilizzare, in definitiva, due tipi di linguaggio: 1) il linguaggio “denotativo” e 2) il linguaggio “connotativo”.

1) Il linguaggio denotativo è quello che utilizziamo comunemente nella comunicazione ordinaria, giornaliera, per capire e farci capire quando parliamo con gli altri o quando dobbiamo ascoltare ciò che gli altri vogliono dirci.

Esso è un linguaggio “descrittivo-referenziale”, un linguaggio cioè che deve descrivere l’oggetto in questione e riferire su di esso nel modo più preciso possibile, dando così quelle informazioni necessarie ai fini comunicativi.

Prendiamo, per fare un esempio, la parola ”cuore”. Essa possiede un suono e una forma che sono unici, cioe possiede un proprio, esclusivo, inconfondibile significante.

A questo significante, per accordo comune tra i parlanti, come patto linguistico ai fini comunicativi, si è convenzionalmente abbinato il significato di organo muscolare che presiede alla circolazione sanguigna mediante un’incessante attività di pompa; e a questo significato immediatamente andiamo con la mente, quando ci troviamo di fronte alla parola cuore.

Ciò vuol dire che nel linguaggio denotativo, cioè descrittivo-referenziale, il rapporto significante-significato è indissolubile, fissandosi rigidamente nel segno corrispettivo, che in questo caso è la parola “cuore”.

Si comprende quindi come il linguaggio denotativo, data la funzione descrittivo-referenziale che possiede, venga pure utilizzato per le comunicazioni scientifiche, giornalistiche, d’informazione e commenti, giuridiche, ecc.., ma non nella Poesia.

La Poesia, infatti, si avvale di un linguaggio che, pur utilizzando le stesse parole della lingua comune, si allontana dall’uso denotativo, per divenire linguaggio connotativo.

2) Il linguaggio connotativo (da cum notare , cioè più significati) è un linguaggio in cui il rapporto significante- significato non è più indissolubile, come lo era nel linguaggio denotativo di cui sopra, ma viene reso dal poeta mobile, in modo da poter separare il significante da quel significato per dargliene un altro.

In questo modo, pur restando identica la parola, essa viene utilizzata dal poeta per dire altro e potere così esprimere meglio il proprio stato d’animo.

E’ quanto avviene, ritornando alla parola “cuore”, quando diciamo: “sei senza cuore”; oppure” hai un cuore di pietra”; o ancora” hai un cuore d’oro” che nulla hanno in comune, come significato, con il “cuore”del linguaggio denotativo.


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