Quartieri, cinta daziaria e parrocchie a Castelvetrano

La Castelvetrano ottocentesca era divisa in quattro quartieri: Sant’Antonio, San Giovanni, San Nicola e San Giacomo. Ogni quartiere era dotato di una compagnia d’armi con un alfiere e un vessillo sotto il comando di un capitano. Ogni prima domenica del mese la compagnia era chiamata ad esercitarsi al tiro al bersaglio e alla prova pratica nella caccia eseguita nelle riserve boschive di Marinella e Dimina.

Intanto, il paese si allargava e sorgevano nuovi quartieri esterni alle mura, che nel 1891 assunsero la denominazione di borgo Misericordia (via Mazzini – Quintino Sella), borgo S. Francesco di Paola (piazza Matteotti – viale Roma), borgo Monastero (via XX Settembre), borgo S. Bartolomeo (via Minghetti – via Partanna), borgo Itria (via Selinunte – piazza G. Cascino – via Marinella), borgo S. Francesco d’Assisi (via Marsala – via Campobello – via Bresciana) ecc.

Dopo l’unità d’Italia, il Comune di Castelvetrano, con provvedimento n.4 del 20 novembre 1866, istituì la “cinta daziaria”, che chiudeva l’aria cittadina. Tutte le mercanzie che entravano ed uscivano dalla città erano soggette al pagamente del dazio doganale.Mentre con provvedimento comunale del 14 maggio 1869, la città fu divisa in otto rioni daziari dove si poteva accedere attraverso le porte, “Porta Cappuccini, Porta S.Francesco d’Assisi (oggi Garibaldi), alla Porta Frazzetta (alla fine di Via Rosolino Pilo), alla Porta Cottone (alla fine di Via XXIV Maggio), al vecchio ospedale (ex convento e chiesa Itria e porta Itria )”, ma nello sviluppo urbano le costruzioni di singoli cittadini benestanti, con iniziative edilizie personalizzate, avevano causato profondi dissesti e modifiche della topografia dell’abitato originario.

E poiché già i privati cittadini più facoltosi cominciavano a costruire in maniera indiscriminata anche sul litorale di Marinella, l’amministrazione comunale dal 1872 decise d’intervenire estendendo il Regolamento edilizio urbano a quella contrada marittima, onde eliminare gli abusivismi.

La gente per non pagare il dazio preferiva abitare fuori della cinta daziaria. Così, nel 1898 si è calcolato che il 6% della popolazione castelvetranese (1549 abitanti) abitava nelle campagne, un fenomeno raro, nei comuni rurali siciliani.

Per quanto riguarda le parrocchie, dalle origini e fino al 1627 Castelvetrano possedeva una sola parrocchia: quella della Chiesa Madre. In quella data la parrocchia fu divisa con la creazione della parrocchia di San Giovanni Battista. Soltanto nel 1941, constatatosi l’espandersi della città lato Nord, Castelvetrano ebbe la terza parrocchia: quella di San Francesco di Paola. Negli anni ’80 Castelvetrano ebbe altre quattro parrocchie. Quella della Salute, quella della SS. Annunziata, dei Cappuccini e di San Bartolomeo. Il 9/11/1992 si iniziò la costruzione dell’ultima chiesa parrocchiale di Castelvetrano dedicata a Santa Lucia.

La chiesa, con 500 posti è estesa mq. 1423 e si trova ubicata in Via Campobello su un terreno concesso gratuitamente dal Comune di Castelvetrano, esteso mq. 7.174.

Vito   Marino


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