“Riforma delle Camere di commercio merita un supplemento di riflessione”

CATANIA  –  «Se un costituzionalista del calibro di Franco Bassanini, uno dei massimi esperti del funzionamento delle amministrazioni pubbliche, non nasconde di nutrire qualche dubbio sulla riforma delle Camere di commercio italiane, soprattutto con riferimento al rapporto costi-benefici, forse non sarebbe male che il Governo utilizzasse un supplemento di riflessione prima di procedere a una razionalizzazione del Sistema camerale che nessuno di noi intende osteggiare».

È quanto ha dichiarato Vittorio Messina, vicepresidente di Unioncamere Sicilia, al termine del seminario sugli “Sportelli turismo” che si è tenuto stamane (21 luglio) a Catania.

L’incontro è stata un’occasione per fare il punto sulle pesanti ripercussioni che la riduzione dei diritti annuali camerali potrebbe avere sul sistema camerale e, specialmente, su quello siciliano.

«In Sicilia c’è una peculiarità che rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema», avverte Messina. Che aggiunge: «La legislazione regionale prevede che gli oneri pensionistici dei vecchi dipendenti gravino totalmente sulle nove Camere di commercio siciliane, appesantendone i bilanci. Tale volume di spesa, che ammonta complessivamente a 22 milioni di euro annui, non risulta in alcun modo sostenibile a fronte delle minori entrate da riscossione del diritto annuale».

Tuttavia Vittorio Messina è d’accordo sulla necessità di riorganizzare il sistema in un’ottica di modernizzazione e razionalizzazione.

«Tant’è che – prosegue – già nel corso dell’audizione alla Camera dei Deputati sul cosiddetto “Decreto P.A.”, Unioncamere ha avanzato alcune proposte tra cui un piano di accorpamenti di Camere di commercio ed aziende speciali, l’introduzione di costi standard e la riduzione del numero dei consiglieri».

Pallottoliere alla mano, ecco alcune conseguenze che potrebbe avere la riforma: «Non si possono ignorare gli effetti negativi sul Pil e sull’occupazione della proposta di taglio del 50% del diritto versato dalle aziende per l’iscrizione al Registro delle imprese. A fronte di un risparmio pari a circa 5 euro al mese per impresa al netto delle tasse, l’effetto recessivo conseguente alla riduzione dei finanziamenti diretti delle Camere di commercio alle aziende e al territorio nel 2015 potrebbe valere 2,5 miliardi in meno di Pil».

«Infine – conclude il vicepresidente di Unioncamere Sicilia – l’impianto della riforma, così come declinato nella forma attuale, non risponde alle aspettative delle imprese né a quelle di chi ha interesse ad operare cospicui risparmi nell’ambito della spesa pubblica. Tutto ciò viene confermato dalle numerose testimonianze a sostegno dell’azione delle Camere di commercio inviate all’attenzione del Governo nel corso del sondaggio avviato dall’esecutivo in vista della riforma della Pubblica Amministrazione. 
A queste si aggiungono anche autorevoli interventi da parte di enti locali, a sostegno del sistema camerale, affinché venga scongiurata l’ipotesi di una riduzione delle risorse che le Camere di commercio riversano direttamente sul territorio per lo sviluppo delle imprese, per sostenere la nascita di nuove attività  e per stimolare le iniziative dei giovani, per rafforzare e facilitare l’accesso al credito, l’internazionalizzazione e l’innovazione soprattutto delle micro, piccole  e medie imprese».


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