PALERMO – Si potrà visitare una vera casa rabbinica e scoprire i resti di una delle sinagoghe attive prima della cacciata degli ebrei dalla Sicilia nel 1492; assaggiare la pizza antica di comunità, scoprire la tomba dei re sicani o l’antico monastero basiliano, osservare da vicino i grifoni, ascoltare la voce della memoria tra le rovine del terremoto, sorprendersi davanti a una pianta a forma di cuore che abbraccia il muro di un’abbazia, riposarsi sotto un ulivo di 1800 anni, contare quanti borghi possiedono un rabat arabo o quante sorgenti e fontane ci siano tra le viuzze, ammirare le tele restituite a una chiesa, sedersi tra i banchi di una scuola di un secolo fa, salire su una barca e perdersi tra due mari. Si potrà fare tanto ma non si potrà fare tutto: tre weekend, una quarantina di borghi sparsi come tessere di un unico mosaico siciliano, circa 400 tra siti, passeggiate ed esperienze e 500 giovani coinvolti per raccontare; e ovunque chiese, caverne, tombe reali, castelli federiciani, aule borboniche, siti dimenticati, una Sicilia del tutto sconosciuta che va dalle Madonie ai Nebrodi, da una punta all’altra, da un lato schiaccia l’occhio alla Sardegna e dall’altro all’Africa.
Torna per il secondo anno il festival Borghi dei Tesori – dal 20 agosto al 4 settembre – e, non appena è stato lanciato il primo post sui social, immediatamente è diventato virale, collezionando in poche ore quasi 800mila visualizzazioni e 85mila iterazioni su Facebook, e 10mila persone raggiunte su Instagram.
“Come sindaco di Palermo e della Città Metropolitana abbraccio con grande entusiasmo l’iniziativa dei Borghi dei Tesori che permetterà di far scoprire ai siciliani e ai tanti turisti in questo momento presenti nell’Isola, centri del nostro territorio, ricchi di bellezza e densi di storia – dice il sindaco Roberto Lagalla che stamattina (9 agosto) è intervenuto alla presentazione del festival – . La formula delle Vie dei Tesori, che negli anni si è rivelata vincente valorizzando il patrimonio di Palermo, è garanzia di successo”. “La cosa più importante è la costruzione di una rete, sennò ogni piccola realtà da sola non ha significato: è come se avessimo una collana di perle ma senza il filo – dice Paolo Inglese, a capo del SiMuA, il Sistema museale di Ateneo.
L’anno scorso era stato preparato nel pochissimo tempo a disposizione dopo l’emergenza Covid, e aveva messo insieme in soli quattro giorni, dodicimila visitatori. Che si erano lasciati affascinare da castelli silenziosi, cave lontane, cascate sconosciute, artigiani dimenticati, mestieri ritrovati, tanti sapori e odori in piatti che sanno di casa.
Eccoci quindi al secondo anno: Borghi dei Tesori Fest ritorna in una quarantina di piccoli comuni spalmati in otto province siciliane e riuniti nell’associazione Borghi dei Tesori, pronti a credere nella rete che in questi mesi si è fatta sempre più forte e di comune sostegno. Con una “coda”: infatti dal 7 settembre il festival accoglie in cinque borghi, uno spettacolo prodotto dal Teatro Biondo “In nome della madre” con Galatea Ranzi: la storia narrata in prima persona di Miriam, ragazza della Galilea a cui un angelo annuncia che diventerà madre del Messia.
“E’ una bellissima sfida quella di Borghi dei Tesori, sono 37 comuni che aprono i loro luoghi, li animano di racconti dei giovani della comunità – interviene Laura Anello, presidente del’associazione Borghi dei Tesori – Ci sono sorprese straordinarie e incredibili di cui noi stessi non avevamo idea: penso solo alla sinagoga di Caltabellotta o alla ghost town di Montevago, ma sono tantissimi, e tutti raggiungibili con i pullman. Scopriamo dunque la nostra Sicilia più vicina e più segreta che ci lascerà di sicuro senza fiato”.
Tre weekend secondo la formula rodata delle Vie dei Tesori, di cui il festival dei Borghi è una costola: il 20 e 21, poi il 27 e 28 agosto, e il 3 e 4 settembre, sempre sabato e domenica, i borghi apriranno e animeranno i “tesori di famiglia”: ora il salone affrescato di un palazzo nobiliare, ora il campo di grano, ora il convento silenzioso o l’artigiano custode di tradizioni antiche. Tantissime le novità di un programma che ogni giorno si arricchisce di esperienze speciali, in gran parte realizzate per l’occasione. E saranno tutti raggiungibili con bus in partenza da Palermo, grazie al partner Auto Service: andata/ritorno in giornata, secondo un calendario già su www.leviedeitesori.com dove si trovano anche tutte le schede dei borghi e dei diversi siti, esperienze e passeggiate. “Siamo felici di fare rete e di collaborare con realtà che promuove il territorio – dice Marco Francese di AutoService – . sono convinto che in tantissimi sceglieranno i bus per vedere posti che magari volevano visitare da tempo. Arrivano già molte richieste di info”.
Sarà una full immersion in luoghi di straordinaria bellezza e in un vivere a misura d’uomo e di natura. SlowTourism a tutti gli effetti, che pare essere la ricetta di questo mondo del Terzo Millennio che si è ritrovato disarticolato dopo i mesi di fermo post contagi, e cerca l’autenticità ancora viva nelle piccole comunità.
La nuova associazione di piccoli comuni uniti sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori è nata un anno e mezzo fa tra realtà che vogliono intraprendere azioni di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile. E ha preso corpo nella prima edizione di Borghi dei Tesori Fest che ha potuto contare sull’esperienza accumulata dal festival che da quindici edizioni apre, racconta e mette in rete il patrimonio culturale siciliano e non solo. Il successo è stato immediato, un tesoro di esperienze che ora è diventata una rete.
Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni, ed è sostenuto da IGT, Poste Italiane e Fondazione Sicilia. È stato selezionato dall’assessorato al Turismo della Regione siciliana per potenziare il programma SeeSicily e il brand Sicilia.
“IGT è di nuovo insieme a Le vie dei Tesori per la seconda edizione dei Borghi dei Tesori Fest, un progetto a sostegno della rinascita dei borghi siciliani, fondato sullo sviluppo sostenibile – Ha dichiarato Fabio Cairoli Ceo di IGT Global Lottery – Questo virtuoso progetto prevede anche la formazione di giovani che saranno preparati a raccontare la propria terra attraverso gli strumenti digitali. Formazione dei giovani, innovazione tecnologica e valorizzazione del patrimonio storico-artistico italiano, sono i cardini del nostro impegno verso la comunità che si concretizzano pienamente nel Borghi dei Tesori Fest, permettendoci di condividere i valori che ci guidano e ci legano alle radici del Paese”.
“Fondazione Sicilia sostiene con entusiasmo anche quest’anno il festival Borghi dei tesori. Un’iniziativa – afferma il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – che già l’anno scorso ha coinvolto, con risultati rilevanti, una comunità eterogenea di persone entusiaste nel riscoprire i tesori di cui la nostra isola è disseminata. Bisogna lavorare sempre di più perché queste gemme di arte, natura, tradizioni uniche al mondo siano valorizzate una per una, trasformando questo straordinario patrimonio in una opportunità di crescita socio economica, con la speranza che le nuove generazioni, invece di fare le valigie, possano trovare a casa propria una ragione per restare”.
“Poste Italiane è da tempo attiva sul fronte delle sponsorizzazioni con azioni di sostegno verso iniziative di valore culturale, sociale e ambientale sia a livello nazionale che territoriale, in linea con il suo valore corporate social responsibility – dice Antonella Del Sordo, responsabile comunicazione Sicilia per Poste Italiane – Il bellissimo progetto di Borghi dei Tesori Fest rientra nel più ampio piano di interventi di Poste Italiane, grazie al programma “Presenti sul territorio, vicini alle comunità”. L’azienda, con i suoi 160 anni di storia, è impegnata a supportare le comunità locali sostenendo il benessere dei cittadini e lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Un valore perseguito attraverso la promozione di programmi e attività culturali con un impatto positivo sul territorio, anche grazie alla presenza capillare e al supporto di progetti a valenza comunitaria”.
Il plotone più numeroso dei borghi che aderiscono al festival è come l’anno scorso nel Palermitano: qui il festival arriverà in 16 borghi; mentre sono 8 i piccoli comuni dell’Agrigentino, 2 nel Nisseno, 1 ciascuno nelle province di Enna, Siracusa e di Trapani; 2 nel Catanese e 5 nel Messinese.
Alcuni borghi fanno già parte di percorsi turistici, altri finora erano noti soltanto ad appassionati globetrotter. Di tutti è stato fatto un censimento dei siti che saranno aperti alle visite: tesori messi in circuito, promossi, raccontati. È in corso la formazione di 500 giovani dei territori per prepararli all’accoglienza e alla narrazione dei tesori, un corso arricchito dal contributo di docenti dell’Università di Palermo, di esperti di storytelling digitale e di protagonisti delle più innovative esperienze di rigenerazione urbana e sociale della Sicilia, da Fabrizio Ferreri dell’Osservatorio dei piccoli comuni della Sicilia ad Andrea Bartoli di Favara Cultural Park, da Viviana Rizzuto dell’Ecomuseo dei 5 sensi di Sciacca a Giorgio Franco di Badia Lost & Found di Lentini, da Giovanni Gurreri del progetto San Bartolomeo d Ragusa a Laura Barreca, direttore del Museo di Castelbuono. Intorno alle visite nei luoghi, i borghi si accenderanno di tour ed esperienze speciali: passeggiate, degustazioni, esperienze nella natura. Quest’anno il 100 per 100 dei coupon del Festival, che sono donazioni, saranno devoluti dalla Fondazione Le Vie dei Tesori all’associazione Borghi dei Tesori, per progetti di rigenerazione sociale e culturale e di promozione del territorio: progetti che hanno al centro questi ragazzi.
Ai Borghi dei Tesori è legato a doppio filo il progetto della Fondazione le Vie dei Tesori “Ho scelto il Sud”, un network di coloro che sono rientrati al Sud, un vero controesodo. Con loro i “resistenti” che non se ne sono mai andati costruendo opportunità e di coloro che, nati altrove, hanno scelto il Sud come luogo di elezione. Il progetto punta a costruire un network di straordinari ambasciatori di un Sud produttivo, creativo, non assistito, a volte eroico.
L’anno scorso I Borghi dei Tesori hanno anche lanciato un premio tra i comuni aderenti all’associazione, per supportare progetti di rigenerazione e di restauro. Lo hanno vinto Calatafimi Segesta e l’associazione 96010 di Portopalo di Capo Passero: pochi giorni fa è stato completato il primo progetto di restauro, visto che sono tornati alla vita l’orologio monumentale e la campana della Matrice di Calatafimi.
Le Vie dei Tesori ha messo a disposizione dei festival dei Borghi il proprio background, la voglia di costruire, l’efficienza di una rete già consolidata e l’esperienza organizzativa: anche Borghi dei Tesori Fest sarà una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per le visite in tutti i luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo – che apriranno le porte. E visto che il mantra delle Vie dei Tesori è noto – un luogo non raccontato è un luogo muto – ecco che sul sito www.leviedeitesori.com, sui social e sul magazine del festival, saranno disponibili schede dei siti, approfondimenti, curiosità, preparati da una squadra di giornalisti professionisti, divulgatori, appassionati, esperti di turismo esperienziale. Saranno anche disponibili audioguide originali realizzate per ogni luogo, sebbene quest’anno la situazione sanitaria consentirà dappertutto visite condotte in presenza.
Come nel Festival delle città, un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite: saranno donazioni che i visitatori faranno per sostenere il progetto. La metà delle donazioni, come l’anno scorso, sarà devoluta dalla Fondazione all’associazione Borghi dei Tesori.
I coupon saranno disponibili sul sito www.leviedeitesori.com/borghideitesori e in un infopoint in ciascun borgo.
I BORGHI DEL FESTIVAL
Eccoli quindi i borghi, e ognuno sarà un’esperienza: ci sono anche cinque new entry: Montevago (AG), Alcara Li Fusi (ME), Chiusa Sclafani e Piana degli Albanesi (PA) e Calatafimi Segesta (TP). L’elenco è folto e inizia dall’Agrigentino con Bivona, Burgio, Caltabellotta, appunto l’esordiente Montevago, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano Quisquina; nel Nisseno, Sutera e Vallelunga Pratameno; nel Catanese, Licodia Eubea e Piedimonte Etneo; nell’Ennese, si salirà a Centuripe. Sui Nebrodi, o comunque nel Messinese, i più piccini, altra new entry Alcara Li Fusi, poi Frazzanò, Graniti, Mirto, San Piero Patti e Savoca. Folto il drappello del Palermitano, con Baucina, Blufi (che partecipa dopo i devastanti incendi dello scorso anno), Caccamo, Castronovo, la novità Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Gangi, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Petralia Soprana, altra novità, Piana degli Albanesi, poi Pollina, Prizzi, San Mauro Castelverde, Vicari. Chiudono Siracusa, con Portopalo di Capo Passero e Trapani dove debutta Calatafimi Segesta.
Visitare tutto sarà impossibile, ma è meglio che resti sempre qualcosa da vedere, per ritornare, approfondire, scoprire magari i borghi vicini, il bosco nascosto, la sorgente o l’artigiano. Qualche esempio, a volo d’uccello, ma è impossibile citare tutto: a partire da Caltabellotta dove una studiosa è riuscita a ridisegnare l’antico quartiere ebraico, e il festival mostra per la prima volta la casa rabbinica e i resti della sinagoga; a Montevago si avverte ancora il dolore del terremoto, inoltrandosi tra le macerie che sono state rese un museo en plein air; Naro mostra la sua bellissima Bibbia poliglotta, a Sant’Angelo Muxaro si visita il regno antico di Kokalos e a Santo Stefano di Quisquina si va in pellegrinaggio dalla Santuzza; a Sambuca si tornerà sulle sponde del Lago Arancio per visitare il fortino di Mazzallakkar, ma stavolta c’è anche un palmento preistorico; a Bivona, patria delle pesche, scoprirete un parco artistico naturale dove si respira arte e bellezza e a Burgio, dal cuore antico, si attivano percorsi visitabili per la prima volta.
Risalendo verso Palermo ma restando sempre in terre sicane, ecco Contessa Entellina dove tra i tanti tesori, ci sarà anche una masseria fortificata, ma non dimenticate l’abbazia, di una bellezza quasi irreale. Poi c’è Giuliana che vive all’ombra del suo castello federiciano, che ospiterà concerti e degustazioni. La new entry Chiusa Sclafani, che conserva ancora intatto il suo cuore medievale, si perde tra monasteri, abbazie e palazzi nobiliari. Poi c’è Prizzi, il più alto borgo dei Sicani, con le sue tantissime chiese e i reperti archeologici dell’antica Hyppana; a Castronovo, invece, abitata sin dai tempi preistorici come testimoniano arcosoli e tombe, ci si muove tra abbeveratoi, resti di mulini ad acqua, fontane, cannoli e lavatoi. Eccoci sulle Madonie: c’è Blufi piccina, che l’anno scorso era nera nera di fiamme e oggi apre il suo santuario nato lì dove sgorga un olio miracoloso. Ma la vera patria delle olive è San Mauro Castelverde dove si va per antichi frantoi a cavallo di due secoli e ci si potrà riposare sotto l’ulivo Matusalemme: 1800 anni portati con brio. A Petralia Soprana spunteranno gli stendardieri e vi faranno addirittura provare a far roteare una bandiera. Geraci Siculo è un gioiello e lo è anche di più perché sospesa sul vuoto. E Gangi, una montagna vestita di case, tra musei delle tradizioni contadine, palazzi baronali con misteriosi simboli alchemici e i capolavori di Gianbecchina. Scendendo un po’, da Isnello partirà una passeggiata che, attraverso una stretta fenditura di roccia, arriverà ai ruderi del castello. A Baucina vi spiegheranno cosa è una comunità: che prepara insieme il cuddiruni, o sfila dietro la vara di Santa Fortunata finanziata dagli emigrati; nella chiesa-salotto di San Benedetto alla Badia, a Caccamo, c’è un pavimento di oltre 5000 mattonelle dai colori vivaci che rappresentano paesaggi, animali, angeli; a Piana degli Albanesi parleranno la bellissima lingua arbëreshë, tra visite guidate, esperienze e passeggiate; a palazzo Pecoraro Maggi a Vicari vi mostreranno nove dipinti ritrovati e restaurati con fondi per l’agricoltura. Chiude Pollina, dove incontrerete chi raccoglie la manna, le “lacrime” bianche dei frassini. Nel Nisseno, a Sutera ci si potrà affacciare dal “balcone della Sicilia” e a Vallelunga Pratameno, ci si siede tra banchi da libro “Cuore” ricevendo anche una pagella “monarchica”. Si sale ancora, eccoci nel Messinese: a Mirto ci si perde tra pizzi e merletti, sparati e damaschi, poi si arriva sui Nebrodi ed ecco i borghi più piccini, stretti stretti come fratelli, con conventi che affiorano dai boschi: Frazzanò è una manciata di case adagiate con grazia lungo la vallata del fiume Fitalia, ma San Filippo di Fragalà è tra i più antichi monasteri basiliani del Sud; San Piero Patti vi perderete tra i vicoletti di Arabite che era una vera e propria casbah araba. La new entry del festival, Alcara Li Fusi si è messa d’impegno, il programma è bellissimo e vi porterà là dove nidificano i grifoni. Dai Nebrodi ai Peloritani è un attimo: di Graniti s’innamorò perdutamente Francis Ford Coppola che qui girò alcune scene del Padrino, come anche nella vicina Savoca, dove tra l’altro, si potrà assistere a una serata-tributo al film che celebra i suoi primi 50 anni. Uno si distende alle pendici dell’Etna, l’altro è adagiato sulle colline a nord dei monti Iblei, da un capo all’altro della provincia di Catania: Piedimonte Etneo è un borgo “giovane”, nato a metà ‘600, ma dopo esser scesi dal campanile, dirigetevi verso Borgo Vena per ascoltare la storia della Madonna che fermò la lava; Licodia Eubea ricama invece origini paleolitiche e il suo splendido affresco della Grotta dei Santi, commuove. Una provincia, un borgo: a Centuripe (EN) aprono due chiese che sono merletti barocchi; a Portopalo di Capo Passero (SR) si capirà cosa era il “garum” romano e dall’altro capo esatto, a Calatafimi Segesta (TP) vi spiegheranno perché restituire un orologio ad un paese vuol dire ridare il tempo alla comunità.