CATANIA – Il problema delle infezioni da germi multiresistenti, che rappresenta una vera e propria piaga nazionale e mondiale, la sostenibilità dei costi per la cura dell’epatite C, il problema dell’Hiv, sempre rilevante e attuale: saranno questi i tre argomenti principali del XIV Congresso Nazionale della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che si è aperto domenica 8 novembre e che si svolgerà presso il Centro Fieristico Le Ciminiere, a Catania, sino all’11 novembre, con più di mille specialisti provenienti da tutta Italia.
L’impatto sul sistema sanitario nazionale di nuove molecole per la terapia delle epatiti virali e dell’HIV; gli effetti della semplificazione terapeutica nel trattamento antiretrovirale; le conseguenze delle resistenze microbiche sulla evoluzione clinica delle malattie infettive; le difficoltà gestionali delle patologie ad etiologia batterica legate a situazioni “complesse”, con particolare riferimento al paziente “fragile” o affetto da temibili comorbidità; la riemergenza di patologie neglette nel paziente immunocompromesso, nel migrante e nel viaggiatore.
“Noi ci auguriamo – dichiarano i Presidenti del congresso Bruno Cacopardo e Carmelo Iacobello – che l’evento riuscirà a connotarsi per lo sforzo innovativo e, a proposito di innovazione, ci piace sottolineare lo spazio che verrà riservato a “topics” a dir poco “scottanti”, per esempio il ruolo delle ONG e degli infettivologi nel controllo e nella gestione della epidemia da virus Ebola. Una particolare attenzione verrà riservata ai giovani infettivologi, per i quali è previsto un simposio sulle più interessanti pubblicazioni infettivologiche del 2015, con ampi spazi dedicati alla discussione interattiva”.
“Tra le novità della ricerca scientifica, due sono quelle che spiccano particolarmente, che saranno approfondite proprio in questa sede – dichiara il prof. Massimo Andreoni, Presidente SIMIT – il Libro Bianco delle Malattie Infettive, redatto dalla SIMIT, che prossimamente sarà presentato alla stampa a Roma, e i risultati straordinari di una ricerca che dà nuove speranze ai pazienti coinfetti, con epatite e Hiv”.
I migranti ci ripropongono sovente patologie già conosciute alle nostre latitudini fino a qualche decennio fa: la scabbia, patologia facile da trattare in quanto non necessita di ricovero, ma sono sufficienti delle pomate; alcuni arrivano con problematiche tubercolari, spesso a causa delle pessime condizioni in cui sono costretti a viaggiare. Ma il rischio di infezione aumenta anche con altri virus, che possono essere molto pericolosi, addirittura letali.
“La sede di Catania, città di frontiera, permetterà inoltre al Congresso di sollevare il tema dell’accoglienza dei migranti – aggiunge Carmelo Iacobello, Direttore UOC Malattie Infettive della Azienda Ospedaliera Universitaria V. Emanuele – Ferrarotto – S. Bambino – in un particolare momento storico. Una scelta oculata, visto che Catania si è distinta per l’accoglienza dei migranti senza turbamenti sociali o spinte xenofobe. La presenza dei migranti provenienti dall’Africa, contrariamente a quanto si pensa comunemente, non rappresenta un rischio aggiuntivo sulla incidenza di malattie infettive contagiose e trasmissibili rispetto a quanto siamo stati abituati a vedere fino ad oggi. L’incremento dei casi di tubercolosi infatti, è da attribuire, in gran parte, all’invecchiamento della popolazione residente e alla presenza di comorbidità o concomitanti terapie immunosoppressive che favoriscono la riattivazione della infezione tubercolare”.
La Malaria è una patologia sempre presente, soprattutto al mondo, e ogni anno uccide circa un milione di persone. Il turismo internazionale rende questa problematica particolarmente attuale, in quanto spesso i viaggiatori non compiono una corretta profilassi. “Aumenta la resistenza degli antibiotici al germe della malaria – aggiunge il Prof. Andreoni – In Italia ci sono solo casi di importazione o casi eccezionali che coinvolgono persone che vivono in prossimità degli aeroporti, a causa di zanzare che viaggiano in aereo. Nonostante questo si tratta comunque di cifre modeste, seppur pericolose, circa un centinaio di casi all’anno, ma si crede che a breve potrebbe arrivare un vaccino sulla malattia”.
I casi di Tubercolosi in Italia spesso sono legati a persone che vengono dall’Europa, soprattutto dalla Romania, Paese ad alto livello endemico. “I casi sono molto frequenti, con dati preoccupanti – spiega il prof. Andreoni – i microbatteri tubercolari sono resistenti a tutti i farmaci, e questa malattia sta diventando sempre più di difficile trattamento. Per fortuna esistono ditte farmaceutiche che si stanno interessando alla produzione di nuovi farmaci”.
“La presenza dei recenti flussi migratori – spiega il prof. Tullio Prestileo, Dirigente Medico UOC di Malattie Infettive Ospedale Civico-Benfratelli Palermo e Componente dell’ Italian National Focal Point – Infectious Diseases and Migrant – propone però una parte di popolazione con tassi di influenza più elevati. Una grande attenzione a questa patologia infettiva è dunque indispensabile, soprattutto in quelle regioni come la Sicilia che subiscono un impatto straordinario con il fenomeno delle migrazioni”.
“Recenti casi epidemiologici sviluppati dal centro epidemiologico dell’ASL di Catania – aggiunge il prof. Prestileo, – dimostra come questa sia l’area metropolitana siciliana più colpita da casi di tubercolosi, con un trend nettamente cresciuto negli ultimi due anni. Un’evidenza che è molto chiara nella loro esperienza clinica: dall’inizio dell’anno ci sono stati oltre 30 casi di tubercolosi solo nella sua unità operativa”.