Regolamento comunale: la replica della maggioranza e i chiarimenti di Bellafiore

SANTA NINFA – In riferimento all’intervento dal titolo «A due anni dal voto a Santa Ninfa siamo ancora in campagna elettorale?», a firma di Francesco Bellafiore, pubblicato sul sito www.giornalekleos.it ( https://www.giornalekleos.it/a-due-anni-dal-voto-a-santa-ninfa-siamo-ancora-in-campagna-elettorale/), pubblichiamo integralmente una lunga precisazione del gruppo di maggioranza consiliare «Per Santa Ninfa» a cui seguono alcune considerazioni finali di Francesco Bellafiore. Va da sé che, per quanto ci riguarda, consideriamo finita, con quanto pubblichiamo qui, questa diatriba ai limiti del personale tra esponenti del Pd di Santa Ninfa. Saremo comunque disponibili a dare ulteriore spazio a quanti potrebbero portare un loro contributo costruttivo alla originaria problematica discussa.

 

Precisazione del gruppo di maggioranza consiliare «Per Santa Ninfa»

“Bellafiore, forse perché da tempo lontano dagli scranni consiliari, scrive diverse inesattezze e prende alcune cantonate. Di seguito gli “abbagli”. Bellafiore scrive anzitutto che “la maggioranza ha bocciato la quasi totalità dei 53 emendamenti presentati dalla minoranza di cui molti di carattere squisitamente formale”. Degli emendamenti presentati dalla minoranza, in realtà 64, il gruppo di maggioranza ne ha approvati (o sub-emendati, accogliendoli in parte) una ventina (quasi un terzo del totale, quindi), proprio perché li ha ritenuti migliorativi della bozza di regolamento. Avesse voluto, la maggioranza, chiudersi a riccio, li avrebbe bocciati tutti. Ragione per la quale il regolamento infine approvato contiene parte delle proposte delle opposizioni, che hanno quindi contribuito a “scriverlo”. Quantomeno singolare che questo ragionamento sfugga all’estensore della nota.

Bellafiore parla poi di “restrizione delle riprese audio-video, al tal punto che, anche le testate giornalistiche regolarmente inscritte all’albo devono essere preventivamente autorizzate dal presidente” e non si capisce dove queste restrizioni stiano scritte (al che il dubbio: ma Bellafiore l’ha letto il nuovo regolamento?). Quel che c’è scritto invece (art. 10, punto 6) è che “si dovranno adottare accorgimenti tali da garantire (…) il diritto di cronaca da parte di organi di informazione (giornalisti)” e questi dovranno semplicemente indicare “il titolo di legittimazione” (iscrizione all’Ordine) e la testata per la quale lavorano. Quindi l’esatto contrario di quanto sostiene Bellafiore, trattandosi di un articolo che non solo garantisce il pieno diritto di cronaca dei giornalisti, ma è volto, a tutela di tutti, a sbugiardare, preventivamente, quegli pseudo-operatori dell’informazione, spesso abusivi e senza iscrizione all’Albo professionale, che invece si spacciano per “giornalisti” senza averne alcun titolo.

Questione emendamenti. Se questi dovranno essere presentati due giorni prima della seduta consiliare, è solo per consentire agli uffici di potere esprimere, per tempo, i relativi pareri di legittimità. E ciò a tutela di chi poi quegli emendamenti deve votarli (i consiglieri).

Bellafiore parla poi di “allungamento (…) dei tempi che l’amministrazione si dà per rispondere alle richieste dei consiglieri comunali”. Tutto perfettamente dentro la legge e regolamentato esclusivamente per non trasformare (questo infatti il rischio) il legittimo diritto di accesso agli atti da parte dei consiglieri in una pratica mirante a sovraccaricare il lavoro degli uffici dell’ente, magari per distoglierli da altre incombenze. Del resto, a scanso di ulteriori equivoci, i nuovi termini riguardano solamente il rilascio delle copie di atti e documenti, non certo il diritto alla visione degli stessi, che può essere “servita” a semplice richiesta, senza sacrificio alcuno e restrizione delle prerogative degli eletti.

Circa poi la contestata regolamentazione dei tempi di intervento, si sottolinea che così funziona un po’ ovunque, in grandi, medie e piccole città. I tempi contingentati non sono un’offesa alla libertà (come hanno sostenuto i consiglieri di minoranza e come sostiene anche Bellafiore), ma sono quelli essenziali: cinque minuti a testa per non trasformare la democrazia in chiacchiera, in vaniloquio. Oggi si limitano i tempi nelle riunioni degli accademici della Crusca come nei congressi della Cgil o in quelli di partito; persino nelle riunioni di condominio, il cronometro è un’igiene del pensiero. Non ci riescono solo i talk-show televisivi, che sono infatti chiamati “pollai” perché anziché chiarire, confondono. Spiegato ciò, si ribadisce che il nuovo regolamento ha semplicemente precisato quello che il vecchio già prevedeva: Bellafiore stesso ricorda che il precedente stabiliva, peraltro con formula pleonastica, interventi “brevi e concisi”. Quell’articolo non era mai stato rispettato, né fatto rispettare. E questa è un’altra storia. Ma a Bellafiore chiediamo: secondo lui cosa si intende per “breve e conciso”? Un minuto, due minuti, tre minuti, un’ora? Saremmo curiosi di saperlo. Curiosi di “misurare” il suo concetto di “brevità”.

Bellafiore sostiene poi che “la convocazione del Consiglio comunale viene fatta dal presidente non autonomamente ma su richiesta del sindaco o di tre consiglieri” e anche qui viene il dubbio sul cosa intenda esattamente, visto che poteri e prerogative del presidente sono fissati, prima che da un regolamento, dallo Statuto e dalle leggi. E Bellafiore dovrebbe conoscere bene la gerarchia delle fonti.

L’estensore della nota prova, nel suo ragionamento, a farsi puntuto e incalzante, e sostiene, nell’additare l’ennesimo vulnus che sarebbe stato compiuto dalla “dittatura” della maggioranza, che “la stesura del verbale della seduta avverrà in forma sintetica”. Ebbene, qui proprio lo sfidiamo (senza tema di smentita) a dimostrare la differenza con il precedente regolamento, il quale prevedeva, appunto, la stesura in forma sintetica del verbale. Singolare, anche qui, che Bellafiore, che è stato cinque anni in Consiglio, non lo ricordi. Probabilmente perché troppo impegnato a ricordare a se stesso, prima che agli altri, di esistere (politicamente parlando).

Sulla crisi del Pd locale, infine, non si mette becco, proprio per rispetto per le diverse posizioni assunte da dirigenti storici e da consiglieri comunali. Solo, sommessamente, si segnala la concordanza (recente) del “dirigente” Bellafiore con esponenti politici e consiglieri comunali dell’attuale opposizione che nulla hanno a che spartire con il Pd, espressione come sono di aree politiche di tutt’altra matrice”.

 

Chiarimento di Francesco Bellafiore

“Che il mio contributo avrebbe creato interesse e discussione, anche con posizioni contrapposte, me lo auspicavo, soprattutto nella speranza di riportare, sulla discussione e non di certo sullo scontro, la normale dialettica politica che anche con toni forti è sempre un momento di confronto e di democratico dibattito. Su alcuni aspetti del documento, in quanto nessuno è detentore di verità assolute, mi sarei potuto aspettare anche forti critiche politiche da parte di chi la pensava, giustamente, in modo diverso da me. Mi riferisco in particolar modo all’invito da me rivolto a poter finalmente avviare un sereno confronto su importanti tematiche, quali politiche sociali, trasparenza, gestione dei rifiuti, tasse ecc. che realmente riguardano l’interesse della comunità; oppure sui tentativi volti a fare chiarezza all’interno del mio partito così da evitare le incongruenze evidenziate nel mio articolo.

Non mi aspettavo di certo una simile replica che, da un’attenta lettura, sembra volta a trascinare anche quelli come lo scrivente più su un terreno di scontro e di cieca contrapposizione che di democratica discussione, insomma quasi da clima di guerra fredda. Come se non capissimo la vecchia logica del “divide et impera”.

Essere attaccato, per aver sostenuto ciò che lo stesso Bersani, in questi giorni, a livello nazionale ha più volte ribadito ossia che i diritti dei cittadini e le regole che disciplinano le attività dell’ente non sono monopolio esclusivo della maggioranza ma ineludibili momenti di necessaria condivisione, e con la minoranza e con tutte le forze politiche presenti sul territorio, ciò mi sembra veramente incomprensibile!

Voglio sottolineare come, non essendo pubblicate le proposte di delibera, diventa difficile per chiunque conoscere il nuovo regolamento, che io ho conosciuto durante le ore di consiglio comunale, dove è stato ampiamente analizzato. E considerando anche la mancanza delle riprese video e addirittura il non funzionamento del sistema audio, invito i lettori interessati a verificare, quando sarà pubblicato il regolamento, i miei presunti abbagli o cantonate che pur, nel contesto descritto, ci potrebbero anche stare ma che mi sento, in modo convinto, di escludere.

Consentitemi di non capire come viene giustificata la questione degli emendamenti, e ancora la questione del Presidente che in modo evidente conferma quanto da me affermato. L’estensore della nota, ricorda, inoltre, che poteri e prerogative del presidente sono fissati, prima che da un regolamento, dallo Statuto e dalle leggi e che io dovrei conoscere bene la gerarchia delle fonti. Mi chiedo, costui non si rende forse conto che così dà pure ragione a quel consigliere che aveva scritto ed affermato in aula che tale regolamento contrasta con lo statuto dell’Ente e con la normativa di settore? Mi sorge spontanea la domanda se non fosse stato più opportuno accogliere l’emendamento della minoranza che riportava i compiti del presidente a quelli previsti dallo statuto?

Sulle altre questioni invito chi ha scritto il documento a leggere bene il mio articolo prima di cimentarsi in frettolose analisi. Appare evidente che a differenza dello scrivente, probabilmente costui non ha memoria dei processi verbali che, nella passata legislatura, erano inseriti nella deliberazione di consiglio e che riportavano in modo esaustivo il confronto consiliare.

Mi dispiace dover sottolineare che “esistere politicamente” o essere “dirigente” dipende dai meriti e dalle capacità che il tuo partito ti riconosce e non certo da altro.

Da ultimo non posso esimermi dal palesare tutto il mio stupore nell’apprendere di essere “colpevole” non solo di parlare con esponenti politici del mio partito, a prescindere se appoggiano o meno l’attuale maggioranza, ma addirittura di parlare con esponenti politici non del PD come se tale prerogativa fosse vietata o delegata solo a qualcuno”.

 Francesco Bellafiore

 

 


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