a cura di Antonino Pellicane
“IL PIACERE DELLA LETTURA”
di Giuseppe Petralia
E’ perfettamente inutile disquisire e interrogarsi sulla grande valenza della lettura perché un libro è per antonomasia il cibo quotidiano della mente, l’alimento fondamentale della nostra vita, constatata la sua funzione di motore portante della crescita culturale e intellettiva. Asseriva Aidan Chambers che leggere non comporta solo la decodificazione dei segni tracciati sulla carta, ma consente di poter vivere infinite vite e storie, immergersi e riflettere sulle vicende virtuali dei personaggi, al fine di comprendere meglio noi stessi.
Giuseppe Petralia, mio caro e prezioso amico, amava visceralmente i libri, infatti, la lettura ha permeato totalmente il suo vissuto quotidiano. L’attività di giornalista, che portava avanti instancabilmente con la collaborazione per alcune testate regionali e quella di pubblicista per “Il Giornale di Sicilia”, insieme alla grande passione per i best seller, hanno caratterizzato la sua interiorità, lo studio e gli affetti più reconditi.
Oggi, grazie all’azione accorata di un gruppo di amici, vede la luce, purtroppo postuma, la stupenda pubblicazione “Il piacere della lettura”, ossia un libro che contiene le recensioni e le interviste fatte on line ai maggiori rappresentanti del panorama letterario contemporaneo, con particolare attenzione agli scrittori di gialli, di noir, ma soprattutto per i grandi romanzieri, oltre ai saggisti e alle opere di divulgazione storico-politica. I lavori recensiti da Giuseppe Petralia insieme alle intelligenti e curate interviste offrono gli strumenti necessari per avvicinare i lettori alla conoscenza delle novità librarie in modo consapevole ed esaustivo, presentano le possibili chiavi interpretative delle opere, mettendone in luce le peculiarità stilistiche, oltre a contestualizzarle all’interno di più ampi filoni letterari. Se per Borges leggere è più nobile che scrivere, Peter Bichsel conveniva che la scrittura e la lettura sono entrambe esercizi solitari, pertanto, tutta la letteratura altro non è che una forma di solidarietà fra le due solitudini e, in tale contesto, “Il piacere della lettura”, collocandosi agevolmente nel variegato panorama della cultura, consente meglio di controllare le nostre passioni e dare respiro a quell’amena follia che è la vita.
“SCRITTI A MANO”
AA.VV.
Prodotto da un laboratorio di scrittura, sapientemente curato da Beatrice Monroy, “Scritti a mano” è una raccolta di racconti-brevi di AA.VV., data alle stampe per i tipi di Navarra Editore. Quello che unisce i giovani scrittori è l’ostinata insistenza che traspare nel provare a riconciliare gioia e sofferenza nel tessuto della vita odierna, pertanto gli ambienti descritti come le vicende che ruotano all’interno delle loro narrazioni sono luoghi dell’anima e della memoria, un’aria che si respira, un modo di essere e di guardare il mondo. Ogni storia è il tragicomico resoconto delle problematiche attuali, veri drammi sociali che trasformano il corpo e la psiche delle persone e vanno dal disagio giovanile alla solitudine degli anziani, passando attraverso le vicissitudini dell’integrazione nel tessuto sociale. Tutti i personaggi vengono fotografati nel loro essere, in quel punto della vita che è oltre il confine del non ritorno, ossia vite sospese o intrecciate, cariche di interrogativi, tutte confezionate con maestria ed arte. La vecchiaia e la solitudine, l’incertezza del futuro e il dolore della detenzione, l’abominio sui minori e sulle donne sono raccontati con una prosa elegante e netta, talvolta con il velo dell’ironia che attenua la voragine oscura della quotidianità, spesso celata sotto l’abituale scorza della passività e dell’indifferenza. Tutto sommato un lavoro encomiabile, in cui emergono le buone capacità dei narratori, ma soprattutto la loro sensibilità di acuti osservatori della società odierna.
“IL CANCRO DELLA CORRUZIONE”
di Claudio Mungivera
Dalla vicenda della Banca Romana del 1888 all’inchiesta Saredo di Napoli, dallo scandalo INGIC nella gestione delle imposte di consumo, fino al ciclone di Mani Pulite che spazzò via la cosiddetta Prima Repubblica, l’Italia ha visto il susseguirsi di un fiume di illeciti oltre all’abnorme sistema delle tangenti che per anni ha mantenuto un’intera classe politica nello squallore della corruzione. Il saggio “Il cancro della corruzione” di Claudio Mungivera ripercorre la tappe più significative della lotta alla corruzione, guidando il lettore in modo semplice e chiaro sui meccanismi di prevenzione e repressione con un puntuale excursus sui grandi episodi di corruttela avvenuti in Italia, talvolta, in un passato non molto lontano. Opera di grande interesse, coinvolgente e curata sotto l’aspetto documentale, dà l’opportunità di approfondire le cause dell’illegalità, il turpe ricorso al guadagno illecito o l’accettazione del sopruso e della violenza privata, della precaria salvaguardia dei diritti, soprattutto quelli che investono la sfera della quotidianità e in particolare il mondo della scuola, della sanità e del lavoro, fino al diritto di vivere con dignità.
L’opera è un’attenta analisi storica di quel “cancro” che, talvolta, si intreccia strettamente con l’inamovibilità di taluni dirigenti e funzionari i quali, approfittando di quelle regole morte, fatte passare per “procedure”, riescono a nuotare nella palude senza rispondere del loro operato e degli obiettivi alla base della convivenza civile.
Nella seconda parte del saggio vengono divulgate quelle problematiche contemporanee di cui la cronaca giornalmente ci fa conoscere i risvolti più emblematici con le loro ripercussioni sull’ambiente: lo smaltimento dei rifiuti in Campania e le ecomafie, la Terra dei fuochi e i roghi tossici. Appurato che in Italia la corruzione è la più alta fra tutti i Paesi occidentali, la ricerca delle cause non può fermarsi solo alla malavita organizzata, dimenticando quei fattori come l’inefficienza della macchina giudiziaria, la legislazione farraginosa ed ambigua o la stagnante burocrazia, che hanno fatto affievolire il più efficace antidoto alla corruzione, ossia la condanna di coloro che non rispettano le regole. Nonostante il quadro impietoso e desolante del fenomeno, espressione di una casta malata, dedita ad insaziabile frenesia di accumulo e di guadagni, il messaggio di congedo è un grido di speranza e di fiducia, l’auspicio di un risveglio dell’interesse collettivo per poter riaffermare i valori portanti di civismo e il rispetto delle regole del vivere, additando la strada dello sviluppo nella legalità.